La vignetta di Luz, uno dei disegnatori di Charlie Hebdo, sul caso Amina
Amina Sboui ha da poco compiuto 20 anni. nata in Tunisia, padre medico, madre insegnante, una sorella. Una famiglia normale, il liceo, gli amici.
Ma, dal primo marzo 2013, diventata il simbolo della rivolta femminile nei Paesi Arabi perch ha pubblicato su Facebook una sua foto a seno nudo, dopo essersi dipinta sul corpo la frase "Il mio corpo mi appartiene".
Un gesto che ha pagato molto caro: stata subito segregata dalla famiglia che temeva ritorsioni, ha ugualmente aderito al movimento delle Femen e, anche per questo, finita in prigione dove ha continuato a battersi in difesa delle detenute vittime di infiniti soprusi.
Grazie al suo gesto - la sua foto sui social network ha fatto il giro del mondo - stata scarcerata, ma ha dovuto lasciare il suo Paese.
Oggi vive in Francia, femminista, blogger molto seguita, continua la battaglia contro ogni forma di dittatura militare, religiosa, sociale. E ha raccontato la sua storia nel libro autobiografico Il mio corpo mi appartiene, in uscita in questi giorni anche in Italia (Giunti, pagg 160, € 12, versione ebook € 6.99).Quella di Amina una storia a tratti molto dolorosa, segnata da abusi sessuali, voglia di ribellione, e dalla consapevolezza, maturata nel corso degli anni, dell’inviolabilit dei diritti delle persone, in particolare delle donne. Il 22 gennaio, alle 18,30, a Milano alla Casa delle donne di via Marsala 8, Amina Sboui presenta il suo libro.
Nelle prime pagine del libro lei dice che: Amina non musulmana, non cristiana, non una Femen. Chi realmente Amina?
Sono una persona libera, non mi posso identificare con un gruppo n religioso, n politico. Voglio fare quello che voglio e quando voglio, voglio essere libera di manifestare contro o a favore di chi credo..
Lei molto giovane, ma nella sua vita ha gi preso posizioni e fatto scelte che molti suoi coetanei non faranno mai nel corso di tutta la loro vita.
vero, ma come diceva Bob Marley, tu non sai mai dove pu arrivare la tua forza fino al momento in cui l’essere forte l’unica opzione che ti rimane.
A causa di queste scelte ha dovuto rinunciare a una parte della sua giovent. Rimpianti?
No, se dovessi tornare indietro rifarei esattamente quello che ho fatto.
Sempre a causa di queste scelte ha potuto partecipare ad avvenimenti che hanno fatto la storia recente delle Tunisia. Ricordi dei quei momenti?
Erano giorni in cui mi sentivo piena di rabbia, non sapevo che cosa sarebbe accaduto in Tunisia. Facevo quello che mi sentivo: quando mi rivedo nei filmati che circolano in rete, sono stupita dal mio coraggio. Non immaginavo di averne tanto.
Facebook, internet, twitter hanno avuto un ruolo fondamentale nella Rivoluzione araba e nella vita dei giovani. Come sarebbe andata senza il sostegno dei social network?
merito dei social network se oggi ci si pu tenere in contatto. Se non ci fossero stati, non ci sarebbe stata nessuna Primavera araba.
Ho letto il libro nella traduzione italiana. Sono rimasta colpita dal linguaggio. Preciso, lucido, quasi chirurgico ma molto “lontano dal cuore”. ’ solo una mia impressione?
Lei non la prima a farmi questa osservazione, in molti me lo hanno fatto notare.
Vivendo in Francia, stata spettatrice in prima persona dell’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo? Che cosa ha provato?
Dovevamo aspettarcelo, sono pi di quattro anni che Charlie Hebdo riceve minacce. Ma tutti quei morti… Bisogna proteggere chi viene minacciato e due poliziotti non possono di certo bastare in un caso del genere” (anche Amina stata oggetto di diverse vignette uscite sul settimanale satirico francese, qui ne potete vedere due ndr).
Adesso lei vive e studia in Francia: dopo questi eventi pensa che la sua vita cambier?
No, tutti dobbiamo continuare a vivere come prima.
Progetti per il futuro?
Tanti. Scrivere un nuovo libro, aprire un centro di accoglienza per le donne che escono di prigione in Tunisia. Conseguire il mio Bac (l’equivalente della nostra maturit, ndr).
Via: iodonna.it
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