Amina Sboui, la militante delle Femen, è tornata libera. L’ordine di rilascio è stato firmato da un tribunale tunisino, come ha fatto sapere il suo avvocato, Halim Meddeb, all’Afp. Amina è fuori dal carcere dunque, in attesa del processo per la profanazione di un luogo di sepoltura. Una decisione inattesa, come ha commentato il legale della donna: “E’ stata liberata in poche ore, non me l’aspettavo”.
Amina era stata arrestata a maggio a Kairouan, nel nord della Tunisia, per aver tracciato la parola Femen sul muro di un cimitero. Un modo di protestare contro la prevista riunione annuale, non autorizzata dal governo, del gruppo salafita Ansar al-Shariah. Tre sue compagne, due francesi e una tedesca, era finite alla sbarra per aver manifestano in topless in favore proprio di Amina. Condannate a quattro mesi di reclusione, erano stato poi liberate e rimpatriate a forza.
Amina, in questi due mesi di prigione, è diventata il simbolo della protesta laica di Femen contro l’integralismo islamico. Ma già prima dell’arresto, tramite il suo blog, la militante aveva diffuso in rete foto a seno scoperto in segno di protesta. Durante le diverse udienze, la 19enne aveva sempre difeso con forza le sue idee, sostenuta dagli altri membri del gruppo che, da tutta Europa, avevano manifestato per la sua liberazione.
I suoi sostenitori hanno diffuso sul web la foto in cui, uscendo dal carcere di Sousse, Amina fa il segno di vittoria. “Adesso è con la famiglia e spero che sia al sicuro” ha detto ancora il suo avvocato. Due erano i suoi capi d’imputazione: oltre alla scritta blasfema, la detenzione di gas paralizzante. Per questo secondo reato, non ci sarà il processo.
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