Poche donne contemporanee sono entrate nell'immaginario collettivo come Amina Sboui, la ragazza che un giorno decise di uscire dall'anonimato della sua stanza di diciottenne a Tunisi pubblicando una foto a seno nudo sul proprio profilo Facebook. Ispirandosi alle Femen, l'allora diciottenne aveva scritto sulla pelle una frase scandalosa: "Fuck your morals", a quel paese la vostra morale. E poi: "Il mio corpo mi appartiene".
Era il 1 marzo 2013 e Amina aveva scorso con rabbia le foto delle donne indiane in piazza contro gli stupri. Nello stesso pomeriggio, navigando sul web, aveva scritto alle Femen e le femministe ucraine l'avevano subito chiamata. Così è nato quel topless, un'esplosione del web.
Le conseguenze per Amina, oggi ventenne, sono state durissime: le autorità religiose hanno chiesto la sua lapidazione e, dopo la partecipazione a un programma televisivo dove ha accusato la società tunisina di colpevolizzare le ragazze vittime di stupro, la sua famiglia ha deciso di tenerla sotto sequestro a Kairouan, una città lontana dalla capitale, dove è stata costretta ad assumere anti-depressivi. Fu la madre la regista del rapimento, così come fu la madre a chiamare un imam per esorcizzarla. "Ora ho capito che l'hanno fatto per proteggermi dai fondamentalisti", racconta la ragazza nell'autobiografia in uscita "Il mio corpo mi appartiene" (Giunti, 160 pagine, euro 12.00 eBook 6.99).
Durante la prigionia famigliare, Amina ha potuto godere dell'alleanza di una nonna affettuosa e ironica ("Mi rimproverò dicendomi che non potevo mostrare il seno semplicemente perché non ce l'avevo") e di un padre "più aperto di mia madre": "Era d'accordo sul mio rapimento ma credo che sia stato il primo a comprendere la sincerità del mio comportamento e, più tardi, avrebbe cominciato a credere in me".
Tuttavia la giovane riuscì a scappare, ma soltanto per farsi incarcerare per la scritta Femen accanto a una moschea. Dopo aver pubblicato nuove foto scandalose è fuggita a Parigi dove tutt'ora vive: un altro segnale del fatto che la rivoluzione tunisina non ha significato grandi passi avanti per l'emancipazione femminile. "La Tunisia non mi manca, mi capita invece di stare male perché delle persone vengono incarcerate e io mi sento impotente. Lì i cittadini non godono né di libertà né di dignità e la giustizia sociale non esiste".
Il racconto di Amina è pieno di sorprese. La confessione di aver subìto violenze sessuali in famiglia, lo studio del Corano e della Bibbia, la critica alle Femen dalle quali decide di dissociarsi perché "islamofobe". "Ma non rinnego quella foto". Soprattutto perché ha capito di avere messo il dito nella piaga purulenta che attualmente costituisce il rapporto tra l'Occidente e i Paesi musulmani. Una ferita ancora più dolorosa dopo la strage alla rivista Charlie Hebdo. "Quei disegni mi divertono, si è fatto molto poco per proteggere i vignettisti e ora controllerei tutte le associazioni a stampo religioso", dice in questo colloquio con l'Huffington Post alla vigilia del suo arrivo in Italia per promuovere il libro.
Non teme, Amina, di rivolgere anche un appello di forte responsabilità ai musulmani: "Devono chiedere a gran voce di riformulare alcuni versetti del Corano, altrimenti crescerà il terrorismo".
Cosa ha scoperto a Parigi? La vera libertà o una libertà più complicata?
A Parigi ho più libertà, ma non sento una grossa differenza tra la Francia e la Tunisia. L'Europa non è molto diversa e per questo sono rimasta delusa perché anche qui succede che se indosso gli short la mia giornata sarà costellata di apprezzamenti e insulti a sfondo sessuale.
In Europa nessuno pensa che una donna in topless stia compiendo un gesto rivoluzionario. Crede che la battaglia delle donne occidentali sia molto diversa da quella delle donne arabe?
Farsi fotografare a petto nudo in un Paese arabo ha un impatto naturalmente più forte, ma credo che anche in Europa rimanga un atto piuttosto coraggioso poiché è vietato farlo pubblicamente. Penso che ovunque le donne siano contrarie alla mercificazione del loro corpo, e quando mostriamo il seno non lo facciamo per eccitare gli uomini o come se fossimo in una pubblicità o in una rivista erotica.
Nel suo libro racconta di essere stata abusata sessualmente fin da piccola e anche per questo ha mostrato coraggio.Cos'è il vero coraggio per una donna che lotta per l'emancipazione?
Tutto ciò che una donna può compiere contro la società patriarcale è coraggioso. In alcuni luoghi anche soltanto dire "no" diventa un atto di eroismo.
A un certo punto della sua autobiografia chiarisce di essere contraria al matrimonio gay. Perché?
Sono contro il matrimonio in generale. Non mi piace quando due innamorati si sposano. Non amo l'idea che per provare l'esistenza di un amore si debbano firmare dei fogli.
Avete scritto: "Rispetto la morale degli altri ma soprattutto quello che reclamo è il rispetto della libertà di tutti". Cosa ha pensato nei giorni dopo il massacro al Charlie Hebdo? Pensate che davvero esista una guerra tra l'Europa e l'Islam?
L'Europa in questo momento si trova in guerra con tutti: i musulmani, gli atei, i cristiani, gli ebrei...
Cosa intende dire?
Bisogna proteggere le cose e le persone sotto minaccia. Un giornale come Charlie Hebdo, minacciato da 4 anni, avrebbe avuto bisogno di maggiore protezione. In secondo luogo, non deve più accadere un altro assalto alla comunità ebraica perché sarebbe vergognoso. Per quanto riguarda i terroristi, non è normale che lo Stato smetta di controllarli quando escono di prigione per aver commesso atti di criminalità poco rilevanti. Io controllerei inoltre anche tutte le associazioni di stampo religioso.
Trova divertenti le vignette del Charlie Hebdo?
Sì, mi divertono. Charlie Hebdo è una rivista satirica e mi fa ridere la maniera nella quale disegnano tutti gli dèi.
Nel libro bolla il Corano come un libro pieno di "stupidaggini", soprattutto misogine. Dopo la sua esperienza, pensa che l'Islam sia compatibile con la libertà delle donne e la libertà di avere opinioni diverse?
Ho raccontato di avere letto a fondo il Corano e di essermi anche avvicinata alla Chiesa cattolica perché mi affascinavano le parole di Gesù rivolte a coloro che volevano lapidare una prostituta: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Per questo ho anche frequentato una chiesa di Tunisi ma poi sono rimasta delusa, perché anche la Bibbia è colma di frasi contro le donne. Ora sono agnostica. Se mi chiede un giudizio sull'Islam, dico che bisognerebbe riformulare il Corano. Se non si farà questo, il terrorismo crescerà. Ci sono dei versetti che vanno cambiati, e sono i musulmani che devono chiedere a gran voce questo cambiamento.
Dopo la sua dissociazione dalle Femen, dice che le femministe di ciascun paese devono agire in base ai loro specifici problemi. Si pente di quelle foto a petto nudo?
Non mi pento affatto, sono orgogliosa di averle pubblicate.
Ora che vive a Parigi, quale consiglio darebbe a una donna tunisina che volesse lottare per l'emancipazione?
Sii fiera di te e sii fiera di essere donna. Le consiglierei di lottare proprio per questo diritto, il diritto all'orgoglio.
Critica molto l'operato delle Femen, le giudica ora troppo estremiste?
Le Femen sono come me:radicali. Ma non danno spazio a messaggi di odio, sono persone assolutamente pacifiche.
"Amina Tyler (born Amina Sboui) is a Tunisian activist who sparked controversy for posting topless pictures of he... pic.twitter.com/cjqqgLxxlH
— Fight4Femen (@Fight4Femen) 7 Novembre 2014
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Via: huffingtonpost.it
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