Doveva essere una inaugurazione tutta in rosa, quella della nuova “Casa di Barbie” a Berlino: 2500 metri quadrati in pieno centro città, vicino ad Alexander Platz, una sorta di museo della bambola più famosa al mondo firmata Mattel, che porta i suoi 54 anni magnificamente.
Per 15 euro d’ingresso si potranno visitare le stanze, in tutti i toni del rosa della bambola sexy: il letto a baldacchino, la cucina, l’ascensore che tante “signorine in erba” ha fatto fantasticare: perché tutte le bambine almeno una volta hanno sognato di avere una casa tutta rosa con l’ascensore interno come quella Sua!
Doveva essere così, ma il giorno dell’apertura, oltre al rosa, l’ingresso si è tinto del rosso delle fiamme che alcune femministe hanno appiccato ad una bambola messa in croce.
Proprio durante l’inaugurazione della prima Casa di Barbie europea infatti un gruppo di femen, che su Facebook si fanno chiamare “Occupy Dream house” antifasciste e infervorate, ha marciato contro quella che hanno definito un clichè da distruggere. Le dimostranti hanno protestato davanti alla villetta in topless, con slogan scritti sul petto e con in mano la Barbie, crocifissa e data al rogo. “Life in plastic is not fantastic” recitava uno slogan, altri promettevano la sua liberazione da questa casa delgli orrori.
Michael Koschitzki, membro del gruppo, ha poi spiegato: “La nostra protesta non è contro le ragazzine e i loro sogni, ma contro quello che simboleggia la discriminazione delle donne nei moderni stili di vita”.
Anche un altro gruppo di protesta, le Pinkstinks hanno fortemente criticato l’attrazione, o meglio il suo significato: “Rappresenta l’immagine delle donne il cui solo compito è essere particolarmente belle e occuparsi della casa. Barbie cucina si trucca, canta, si occupa di questioni di stile, ogni porta è aperta per lei «perchè è bella»”.
Questa la cronaca della giornata.
L’appunto alle femministe sorge immediatamente, pensando però a come anche la Barbie, nel corso dei suoi 54 anni si sia evoluta e abbia seguito il passo dell’emancipazione, ma si sia resa anche partecipe di campagne anti-discriminatorie. Pensiamo alle Barbie scure ma non solo: le ecologiste, le chirurghe fino anche alle Barbie calve che hanno tentato di solidarizzare e esorcizzare la paura del tumore.
Ecco che allora anche una bambola sexy può diventare simbolo di altri valori di femminilità.
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Via: vitadadonna.com
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