Francia. Due manifestazioni differenti. A Parigi e in altre città. La più imponente, quella di sabato, dalla stampa italiana è stata ignorata, tutt’al più accomunata con quella domenicale organizzata da un’associazione cattolica nazionalista, che aveva deciso di manifestare di domenica proprio per distinguersi dai manifestanti del giorno prima. Lo scopo delle due manifestazioni era identico. Una pacifica protesta contro l’introduzione dei matrimoni e delle adozioni gay, volute dal governo di sinistra di Francois Hollande.
LA MANIFESTAZIONE DI SABATO. «Manif pour tou», lo slogan della manifestazione che ha portato in piazza centinaia di migliaia di francesi e a cui hanno dato anche il loro appoggio – a titolo personale– alcuni vescovi francesi. Famiglie, studenti, pensionati. Una “manifestazione aperta a tutti” , senza colori politici, organizzata da Frigide Barjot, parodista cattolica, Laurence Tcheng, scrittore socialista, e Xavier Bongibault, fondatore di Plus gay sans marriage (collettivo gay-conservatore), e a cui ha aderito anche Alliance Vita ou du Collectif pour l’enfant. Il successo ha portato gli organizzatori a ipotizzare altre grandi manifestazioni per novembre.
IL PRESIDIO DI ISTITUT CIVITAS. Ventiquattro ore dopo, a Parigi, davanti al ministero della Famiglia si raccoglie una seconda manifestazione, quella di istitut Civitas, organizzazione cattolica-nazionalista, vicina ai lefebvriani e che ha scelto di non confondersi con i manifestanti del giorno precedente. È qui che fanno irruzione le Femen. Il gruppo di femministe ucraine, seguite dal solito drappello di fotografi, hanno infatti deciso di irrompere nel presidio. Da quel momento sono iniziate le percosse e gli insulti. Secondo le “femministe”, sarebbero state oggetto della violenza dei manifestanti. Secondo i manifestanti, sarebbero stati loro l’oggetto della violenza delle femministe.
BESTEMMIE “UMORISTICHE”. Secondo i manifestanti, la pacifica contro-manifestazione, così come definita dai giornali italiani, è consistita in un’irruzione illegale in un presidio legittimo, nella consuetudinale esposizione delle mammelle per fotografi desiderosi di promuovere contenuti femministi e nell’esposizione di slogan “umoristici” – così definiti dalle leader di Femen – quali “fuck god” e “fuck religion”. Come se non bastasse, sono stati messi sotto accusa anche gli uomini del servizio d’ordine del corteo, rei di aver usato le maniere forti nel tentativo di disarmare le donne che usavano gli estintori contro i manifestanti.
LA DENUNCIA. Se, da una parte, la femminista Caroline Fourest, che aveva accompagnato le Femen sul luogo, dichiara di avere subito maltrattamenti da parte di una dozzina di manifestanti infuriati, dall’altra, l’organizzazione cattolica nazionalista ha comunicato che, dei quattro fermati dalla Polizia francese per le violenze, nessuno aveva un rapporto con l’associazione. Inoltre, l’associazione cattolica provvederà a denunciare presso le autorità il comportamento violento delle attiviste ucraine.
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Via: tempi.it
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