E’ caccia al collettivo femminista ucraino
Tempi duri per la lotta di liberazione femminista nei paesi ex-sovietici. La sentenza per le Pussy Riot a Mosca è stata emessa, e questo non potrà che avere un significato simbolico molto importante: le punk-guerrigliere incappucciate sono state condannate per atti estremisti e ora, a tremare, sono le loro consorelle poco più a occidente.
DOPO LE RIOT, FEMEN - Parliamo di Femen, il collettivo femminista ucraino che è da qualche tempo ricercato speciale del governo ucraino.
Ce lo racconta bene Les Inrockuptibles, storico magazine musicale francese normalmente chiamato Les Inrocks, che nel suo sito internet ci spiega cosa stia succedendo. “C’è un’inchiesta criminale aperta in Ucraina per lo stesso capo d’accusa per le quali le Pussy Riot sono state condannate”, spiega il magazine: “Questa volta, la procedura si rivolge ad un’attivista di Femen”. Lei si chiama Inna Shevchenko ed è la Femen che ha distrutto, per solidarietà alle Riot, un’immensa croce di legno nel centro della capitale ucraina: si trattava di un memoriale dedicato “nel 2005 alle vittime della repressione stalinista e della carestia negli anni ’30″.
RIVOLTA - Da quel momento in poi la caccia alla Femen, scrive LesInrock, si è potuta definire “aperta: oltre a Inna, attivamente ricercata, la polizia ha iniziato a inseguire il nucleo di Kyiv delle Femen. Nessuno è stato ancora arrestato dalle forze dell’ordine” ma la caccia continua. Femen si è distinta, prima e con più forza delle sorelle Pussy Riot, per i messaggi di protesta radicale, sempre rigorosamente a seno nudo, in molte occasioni: per arginare il mercato della prostituzione, contro gli Europei di Calcio, contro le limitazioni al diritto all’aborto, contro Gazprom a Mosca, e al World Economic Forum di Davos, in Svizzera.
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Via: lavika.it
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