ROMA - Poteva essere semplicemente il sito di supporto al lancio del film “Everyday Rebellion”, ma il progetto nasce “crossmediale”, intende cioè utilizzare diversi canali di comunicazione per diffondere il proprio messaggio, o meglio, la propria domanda: “Cosa hanno in comune movimenti come Occupy Wall Street, gli Indignados spagnoli e le primavere arabe?”.
Il film-documentario realizzato dai fratelli iraniani Rihai mostra una selezione ragionata, raccolta in tre anni, di queste ed altre proteste, ma l'obiettivo sembra essere più aperto ai contributi da ogni parte del mondo, e il portale web mostra una varietà di spunti differenti per provenienza e stile della protesta.
Si va dalle agguerrite Femen a seno scoperto, che spiegano la postura da tenere durante le manifestazioni, alle poetiche palline da ping pong con su scritti messaggi di protesta lanciate lungo le scalinate di Damasco, coi soldati a correre per raccoglierle, dai consigli di john Jackson – vicepresidente della responsabilità sociale di Mtv – su come fare una campagna di successo a come proteggersi dai gas lacrimogeni.
Jackson racconta come, durante la dittatura in Uruguay, l'inno nazionale cantato prima delle partite di calcio divenne un momento di protesta, quando gli spettatori urlarono solo una frase dell'inno,le parole “Tiranos temblad” (“Possano cadere i tiranni”), tecnicamente corrette ma esplosive nel senso del momento.
Guarda il trailer e alcuni estratti del film
“C'è un modo variegato e plurale di fare protesta pacifica – spiega Arash Riahi, regista con il frarello Arman del documentario – che non viene mai mostrato a sufficienza dai mass media. Gli attivisti si incontrano e si scambiano le tecniche, si danno consigli, imparano gli uni dagli altri. Non influenzano le scelte politiche, ma diffondono metodi non violenti ed efficaci”.
Un libro, “Why Civil Resistance Works”, di Erica Chenoweth e Maria J. Stephan è diventato il manuale per molti movimenti di ogni parte del mondo. L'obiettivo del portale – ma c'è anche l'app per i telefonini – è arricchire con i contributi di tutti queste tecniche creative pacifiche.
Un'ampia sezione è dedicata infatti ai metodi della protesta, dal boicottaggio comunicazione, la satira e le azioni legali, mentre una mappa indica le azioni nei diversi paesi del mondo suddivise secondo articoli, video e immagini. L'unica rappresentanza dell'Italia è in realtà in Vaticano, con una immagine sfuocata della protesta delle Femen durante l'Angelus del Papa nel febbraio 2013.
“Fatemi un solo esempio in cui alla violenza non sia seguita altra violenza – conclude Rihai, che insieme alla famiglia è dovuto fuggire negli anni '80 dall'Iran per chiedere asilo politico in Austria -, mentre 25 anni fa il Muro di Berlino è caduto pacificamente. Se Putin non fosse intervenuto in Ucraina avrebbe rischiato che un paese vicino si liberasse con una protesta non violenta, con un rischioso effetto-domino. Ma noi crediamo che la strada sia quella pacifica”.
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Via: redattoresociale.it
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