Firenze, 8 settembre 2013 - GENTILE DIRETTORE,
ho visto varie volte la cosiddetta ‘lotta’ delle Femen, ragazze toste e di certo disinibite che dicono di volersi contrapporre a qualsiasi forma di vessazione nei confronti delle donne, Insomma, femminjste degli anni Duemila, Ma mentre le loro madri (o nonne) avevano gli abiti da lavoro e lottavano nelle fabbriche per avere gli stessi diritti dell’uomo, loro si limitano a sfilare spesso e soltanto a seno nudo, Tutto troppo facile, E, mi pare, neanche troppo serio. Altri tempi, altra scorza.
Giovanna Marietti, Arezzo
Risponde il vicedirettore Mauro Avellini
CARA GIOVANNA, sono d’accordo con lei. Quando si protesta per una causa giusta, come quella della piena emancipazione femminile, non c’è niente di sbagliato. Ma le performance mediatiche delle Femen, pare con una regìa maschile (sic!) e finanziate da soci sostenitori di mezzo mondo, sono ben distanti dal sudore e dalle prime lotte delle mondine o delle lavoratrici del tabacco. O dalle manifestazioni di chi, in Italia, meno di un secolo fa, non poteva votare e non aveva ancora accesso alle facoltà universitarie. Il tubino nero che le Femen hanno sfoggiato a Venezia non è certo la versione moderna delle tute unte e bisunte di chi i diritti se li è conquistati lavorando e sopportando umiliazioni di ogni genere. E il nudo regalato ai fotografi per presentare il documentario che racconta il loro movimento è un clamoroso autogol che cancella il significato di grandi rivendicazioni stampate su piccoli seni. «Donne non si nasce, lo si diventa», diceva Simone De Beauvoir. Care Femen, attente a non ricadere nell’ossessione del passato e nelle trappole degli uomini.
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Via: lanazione.it
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