Proprio su queste pagine si scriveva che il Gran Capo Femen Inna Shevchenko non ha il romanticismo della celebre Marianne francese del quadro di Delacroix: il creatore dell’ultimo francobollo transalpino, Olivier Ciappa, è stato invece di tutt’altro avviso. La Marianna postale svelata dal Presidente François Hollande in occasione della festa del 14 luglio, secondo il disegnatore, “E’ un miscuglio di molte donne ma soprattutto è Inna Shevchenko, fondatrice di Femen". Al di là della discutibile somiglianza tra la femminista furiosa e la donna raffigurata nel francobollo, l’omaggio di Ciappa alla Shevchenko fa sorgere inevitabilmente il quesito: le Femen possono essere acclamate universalmente come baluardo per i diritti umani o sono solo una (bella) trovata pubblicitaria?
Giovani donne che conquistano lo spazio pubblico con le loro manifestazioni in topless. Il reportage di melty.it nella “tana” del movimento femminista aveva scoperto ragazze normali, eccitate dall’idea di un'esperienza d’orgoglio collettivo ma prive di livore. Il colloquio con la leader ucraina Inna Shevchenko, al contrario, ha rivelato un’integrità ideologica non disposta a compromessi. Quella delle Femen sembra una filosofia ben precisa: “Ci sottoponiamo a degli allenamenti fisici e morali ogni sabato pomeriggio, per due o tre ore”, ci ha spiegato il braccio destro francese di Inna Shevchenko, Marguerite. “Occorre una buona preparazione per resistere alla pressione o all’arresto nel corso delle nostre manifestazioni (...) Ci alleniamo per le nostre pose, che sono sempre aggressive e mai sensuali, come invece avviene nei serivizi fotografici”. Non manca la cura del “sonoro”: “Ci addestriamo anche a gridare: la nostra azione conta soprattutto sull’espressività del viso”.
La questione sorge spontanea: cosa rimerrebbe delle Femen se le togliessimo quel simbolo di indignazione e protesta che è il topless? “Il nostro è un nudo attivo” ha spiegato la Shevchenko. Le Femen propugnano una completa liberazione sessuale e di genere, ma al contempo intendono impedire quella di altre donne (o uomini) criminalizzando la prostituzione tout court. La denuncia dello sfruttamento mediatico del corpo femminile rischia lo svilimento, laddove l’unico strumento di notorietà è il proprio grembo ignudo. Le ragazze non rinunciano a posare, pur mostrando al pubblico gestualità e grida di battaglia femminista. Un solo comun denominatore: l’assenza di reggiseno, come nel servizio fotografico al quale si sono sottoposte subito dopo la nostra intervista. Urla, pugni chiusi e capezzoli al vento sono dunque linfa vitale per la lotta Femen. Il caso dell’attivista tunisina Amina Tyler è sì finito sotto la lente d’ingrandimento dei media grazie all'attivismo "doc" delle Femen, ma come lei in passato anche altre donne (si pensi alla scrittrice di origine somala Ayaan Irsi Ali, sottoposta a infibulazione a soli 5 anni) beneficiarono del sostegno dell’opinione pubblica internazionale senza ricorrere ad ambiguità. I toni utilizzati dalla Shevchenko, invece, fanno più che altro pensare ad un Beppe Grillo in gonnella.
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Via: melty.it
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