(di Daniela Giammusso)
(ANSA) -''La violenza è quando si ferisce qualcuno fisicamente. Non quando si urla o si esprime la propria rabbia. Dobbiamo smettere di avere sempre paura di non essere politicamente corretti''. Gli occhi color del mare, i capelli biondissimi trattenuti da una coroncina di fiori, il fisico esile, eppure fermo, come se ogni muscolo riflettesse la forza delle sue parole. Inna Shevchenko potrebbe essere un'attrice di Hollywood o una principessa dei ghiacci. E invece, figlia di un ufficiale militare, laureata con lode in giornalismo, a 24 anni appena compiuti è una delle leader delle Femen, il movimento di protesta nato a Kyiv nel 2008 e divenuto famoso nel mondo per la pratica delle sue attiviste di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e ogni discriminazione sociale, politica e religiosa ai danni della donna. ''Abbiamo trasformato i nostri corpi nudi in strumenti politici di lotta femminile'', sintetizza lei, arrivata a Roma per presentare ''Everyday Rebellion - L'arte di cambiare il mondo'', il documentario dei fratelli iraniani Arash e Arman Riahi sulla rivoluzione non violenta di alcuni dei più innovativi gruppi di protesta degli ultimi anni (in sala dall'11 settembre).
Guai a lasciarsi incantare, però. Inna nel curriculum vanta gesti come aver abbattuto con una motosega una croce cristiana di 13 metri eretta nel centro di Kyiv in memoria delle vittime dell'Holodomor. E' una delle tre Femen trattenute, minacciate e ''scampate'' al KGB in Bielorussia nel 2011. E da due anni, dopo la campagna in favore delle Pussy Riot, è dovuta fuggire via dall'Ucraina, oggetto di minacce di morte e ricercata dai Servizi segreti. A Parigi, dove ha chiesto asilo, ha fondato l'Indipendent Femen International, per preparare anche fisicamente le nuove giovani manifestanti. Nel frattempo però è diventata anche una fortissima icona. Nel 2012 la rivista Madame Figaro l'ha inclusa nella Top 20 delle donne dell'anno e, secondo indiscrezioni poi smentite, sarebbe ispirato a lei il nuovo francobollo della Marianna francese. ''Noi irritiamo gli idioti, affasciniamo gli intellettuali, spaventiamo i dittatori - dichiara lei - No, non mi piace sapere che potrò far piangere mia madre. Ma questa è la mia vita oggi. Nel 2008 eravamo solo un piccolo gruppo di studentesse di Kyiv, perse alla ricerca di una vita migliore rispetto alle nostre madri e a tutte quelle donne che la società Ucraina vuole oppresse e usate. Non avevamo nessuna esperienza politica, ma abbiamo imparato poco alla volta a parlare dei nostri bisogni attraverso una forma di protesta che è divenuta un modello''. Petto nudo, slogan scritti sul corpo ma i piedi ben divaricati a terra per non essere ''spostate'' facilmente dalla polizia, le Femen hanno così gridato al mondo il loro dissenso contro l'egemonia del patriarcato, delle dittature e delle religioni. Hanno suonato le campane di una Chiesa contro il divieto ad abortire, disturbato la visita di Putin in Germania urlandogli ''Dittatore'', bloccato veicoli militari e raggelato anche l'allora presidente del Consiglio italiano con un secco ''Basta Berlusconi!''. ''Le nostri armi sono le idee - spiega - Usiamo il corpo nudo perché era l'unico modo per farci ascoltare, non per piacere agli uomini. Quando abbiamo protestato contro Putin o Berlusconi non lo abbiamo fatto in maniera seduttiva. Conosco la storia della lotta delle donne. In passato hanno deciso anche di vestirsi da uomini, rifiutando la loro seduttività. Noi, al contrario, usiamo il corpo, ma in modo antisessista. Abbiamo sconvolto molti, anche donne. Ma la rabbia non è violenza, è espressione politica. E in Ucraina, pur lentamente, stiamo iniziando a ottenere qualche risultato''. Tra i primi obbiettivi delle Femen oggi, la lotta internazionale allo stupro. ''Ci preoccupa molto - commenta - In Francia ne avviene uno ogni sette minuti. Le leggi, scritte da uomini, non ci difendono davvero. Esiste un gap socio-politico tra uomini e donne che ti fa capire che il femminismo è ancora necessario''. Ma le Femen fin dove si spingeranno, anche in Vaticano? ''No, ci conoscono troppo bene - sorride lei - Hanno tutte le nostre foto, non riusciremmo mai a entrare''
Via: ansa.it
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