Le attiviste ucraine hanno mostrato il seno per protesta in piazza san Pietro, scandalizzando molti. Ma perché la Chiesa ce l’ha tanto con il corpo svestito?
- Belinda Malaspina -
In una Roma bagnata di pioggia e non precisamente calda, le Femen hanno detto la loro sulla sentenza della Cassazione più discussa del Belpaese: ossia quella che ha giudicato un «mero pregiudizio» la convinzione per cui crescere con genitori omosessuali sia dannoso per un figlio. E che ha scatenato, specie in ambiente cattolico, un fiume di polemiche.
Le attiviste ucraine, avvezze a ben altri climi, hanno sfidato il gennaio romano, si sono recate in piazza san Pietro durante l’appuntamento cattolico per eccellenza della domenica, l’Angelus pontificale, e hanno fatto quello che sempre fanno: si sono spogliate e hanno mostrato il seno. Una forma di protesta alla quale le Femen ormai ci hanno abituati, ma che sull’italico suolo non aveva mai avuto il suo degno inscenamento salvo qualche timido tentativo andato a male. Una lacuna infine colmata in una occasione oltretutto assai opportuna, per dire no ai pregiudizi sulla genitorialità alternativa e per criticare l’omofobia della Chiesa attraverso lo slogan, gridato a gran voce all’indirizzo di papa Ratzinger, «homophobe, shut up»: omofobo, stai zitto. La traduzione tedesca non si è resa necessaria: il poliglotta pontefice deve aver inteso benissimo.
Ma la cosa che si è capita meglio è stato il seno nudo, le famose tette che, insolitamente paratesi di fronte ai fedeli, hanno causato lo scompiglio generale. Le comiche rassegne di foto della manifestazione, facilmente reperibili online, mostrano i volti degli astanti a metà tra sbigottimento e malcelata lussuria, e l’intervento della gloriosa Arma, i cui esponenti sono sembrati più intenti a nascondere le inopportune tette che a ristabilire l’ordine vero e proprio, ha aggiunto quel dettaglio di colore tutto italiano che ha giustamente reso celebri i nostrani Carabinieri.
Resta da domandarsi chi abbia davvero paura del seno nudo. E la risposta è: molti. E nella Chiesa, soggetto in questione, moltissimi. A partire dal parroco di San Terenzo, ameno borgo ligure fino a poche settimane fa celebre solo per la casa che ospitò Percy e Mary Shelley e per le acciughe sotto sale alla spezzina, finché il suddetto prete non si è prodotto nella constatazione che ha fatto il giro del mondo: le donne, dice il religioso, lo stupro e l’omicidio se lo vanno a cercare esponendo le loro peccaminose membra.
La paura del corpo, in specie di quello femminile, a ben vedere non dovrebbe appartenere a chi si riempie la bocca di Dio, santi e madonne: chi ha infatti creato, viene da domandare alle costumate gerarchie cattoliche, il corpo della donna? E oltretutto l’ha creato nudo. Un messaggio più chiaro di questo neanche le Femen con il loro miglior topless saprebbero diffonderlo. Invece si continua a coprire le tette come in piena Controriforma si mettevano le mutande ai nudi michelangioleschi, facendo semplicemente finta di niente.
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