Due giorni fa era alla testa di un corteo a Manama - per
chiedere il ripristino dei diritti umani nel Bahrein e pretendere
la liberazione di suo padre: l'ultima provocazione di
Zaynab al Khawaja al regime - proprio durante il
Gran Premio che ad esso dava lustro, lì vicino - le è costato il
carcere. Per la terza volta.
In attesa di notizie, sul web si moltiplicano i messaggi di
solidarietà e di Zaynab si ricostruisce la storia: 28 anni,
laureata in letteratura inglese, nel novembre scorso sfidò da sola
le truppe anti sommossa, restando seduta per strada fra i
lacrimogeni, con le braccia alzate in segno di pace (mai di resa).
Le sue foto fecero il giro del mondo. Che donna.
Zaynab e le altre
Le nuove pasionarie si battono nelle zone del mondo dove chiedere
diritti semplici significa oltrepassare la soglia del pericolo: in
Cile Camila Vallejo - 24 anni il 28 aprile, leader
del movimento studentesco - è sotto scorta dall'agosto scorso. Fra
le molte minacce ricevute, la più spiacevole di tutte è arrivata da
un'alta funzionaria del Ministero cileno della cultura,
Tatiana Acuna Selles, che in un post su Twitter ha
indirizzato a Camila la stessa frase che Pinochet dedicò a Salvador
Allende durante il golpe del 1973: «Si ammazza la cagna e ci si
sbarazza della figliata».
Camila, la "bella rivoluzionaria", è una delle
"150 donne senza paura" segnalate da Newsweek. La tunisina
Lina Ben Mhenni - 28 anni, insegnante - l'anno
corso ha addirittura sfiorato il Nobel per la Pace: durante la
Rivoluzione dei Gelsomini è stata lei a mostrare
al mondo la violenza delle forze dell'ordine sui manifestanti
attraverso il suo blog "A Tunisian Girl".
L'eroismo universale non esiste, e il coraggio si può valutare
solo nel suo contesto: un anno fa alla giovane Manal
Alsharif è bastato mettere on line i video di se stessa al
volante di un'auto (guidare è vietato alle donne in Arabia Saudita)
per essere arrestata. All'attrice iraniana Golshifteh
Farahani - che in Francia ha partecipato a un progetto
contro gli abusi sulle donne posando senza veli per Madame Le
Figaro - è stato vietato il ritorno in Patria.
Quella della nudità femminile è un'arma forte, quando è decisa
dalle dirette interessate e ha per fine la provocazione reale. Se
in Egitto Aliaa Magda Elmahdy -
20 anni - ha creato scandalo mostrandosi nuda sul suo blog, in Iran
il calendario 2012 "My body, my soul" ha scatenato addirittura un
putiferio: le attiviste iraniane in esilio si sono
spogliate contro «la violenza, il sessismo e l'ipocrisia» del
regime di Teheran. E così hanno fatto anche le donne di
Bogotà, manifestando in topless il mese scorso contro le
discriminazioni.
L'esempio della nudità di gruppo è stato dato in realtà dalle
Femen, le studentesse ucraine che dal 2008 sfidano
a petto nudo il turismo sessuale, il sessismo e le altre
discriminazioni sociali. Ma ora è già tempo di Pussy
Riot: la punk band femminista made in Russa che denuncia
in musica (e in maschera) la corruzione del governo è l'incubo di
Putin. Tre componenti della band sono state arrestate. Rischiano
sette anni di carcere. Ieri le attiviste erano a Roma, davanti
all'ambasciata russa, a chiederne la liberazione.
Via: gqitalia.it
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