Montano Lucino -
Proiezione unica alle 20 di oggi, il documentario “Femen-L’Ucraina non è in vendita”.
Si tratta di una delle proposte della programmazione straordinaria del multisala Uci Montao Lucino dove il film è incluso nel cartellone degli eventi, con il duplice richiamo esercitato dal fenomeno Femen – giovani donne ribelli senza causa o consapevoli attiviste? Il quesito resta aperto – e dall’attualità fra cronaca e storia dell’Ucraina, dove il movimento che non ha più smesso di suscitare clamore grazie al topless che caratterizza le manifestazioni delle sue aderenti, è nato nel 2008. “Femen-L’Ucraina non è in vendita” (L’Ucraina non è un bordello sarebbe traduzione fedele) è nato dal repentino interesse della regista australiana Kitty Green: appena saputo delle gesta delle Femen contro la società patriarcale era partita per Kyiv, non senza perplessità, una volta giunta sul posto, a proposito del femminismo delle militanti, all’inizio guidate da un uomo, Viktor Svyatskly, nei cui confronti il documentario è assai critico.
Se ha tolto le ragazze dalle strade innevate di una Ucraina postsovietica corrotta, ha ricavato denaro e pubblicità da Femen, che lo ha poi estromesso, riferiscono le sue leader pur senza chiarire le fonti del finanziamento del movimento che ha investito i media europei con l’evidenza delle sue interpreti a seno nudo (come erano apparse anche alla Mostra del cinema di Venezia alla presentazione del documentario di Kitty Green).
La regista cerca anche di individuare gli obiettivi di Femen, che però appaiono indistinti dietro la propugnata volontà di una lotta ancora senza forme e strategie, mentre l’analisi del clamore della protesta è esplicita: «I governi hanno paura della nostra nudità perché sfugge al loro controllo».
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