di Maria Magarik
Le ragazze di Femen colpiscono ancora. Dopo il presidente della Bielorussia, Lukashenko, oggi è la volta del Patriarca della Chiesa Ortodossa russa, Kirill, arrivato in vista ufficiale a Kyiv per festeggiare il 1024esimo anniversario dell'introduzione del Cristianesimo in Russia. La massima autorità religiosa di Mosca scende dell'aereo e, improvvisamente, si imbatte in Jana Zdanova che tira sù la maglietta e scopre il seno. Intervengono gli agenti, l'attivista di Femen grida: "Tornatene a Mosca! Vattene!", e viene portata via sotto gli sguardi allibiti di Kirill e di tutta la delegazione religiosa.
Jana passerà i prossimi 15 giorni in carcere con l'accusa di teppismo e oltraggio. L'azione di protesta accompagnata dallo slogan inequivocabile "Kill Kirill!" suscita molto imbarazzo a Kyiv. Il movimento femminista, alla fine della convulsa giornata, spiega che il Patriarca non é benvenuto in Ucraina perché complice della persecuzione putiniana del gruppo rock femminile "Pussy Riot", detenuto da mesi in carcere per aver cantato nella cattedrale moscovita di Cristo il Salvatore una preghiera rock con l'appello finale: "Madre di Dio, salva la Russia da Putin!". L'esibizione delle ragazze di "Pussy Riot" aveva mandato su tutte le furie sia il Cremlino che il Patriarcato di Mosca.
"Il processo alle Pussy Riot - dicono le ragazze di Femen - è una cosa vergognosa, la giustizia di Mosca assomiglia più a un linciaggio pubblico in piazza, fatto non dai giudici, ma dalla grande ipocrisia moscovita". La tensione attorno al processo alle cantanti del gruppo in Russia è enorme. Uno dei sostenitori delle "Pussy Riot" alcuni giorni fa si é cucito la bocca per protestare contro la mancanza di libertà di espressione nel Paese.
- Anonimo 27/07/2012 alle 01:15:57 rispondi
Via: globalist.it
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