(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - TUNISI, 20 MAG - In una Tunisia dove la tensione
resta alta, dopo gli scontri di domenica, che hanno lasciato sul
terreno un giovane salafita, puo' apparire paradossale
l'interesse generato dall'arresto di Amina Tyler, la
giovanissima attivista di Femen che, a Kairouan, ha sfidato da
sola gli integralisti portando la sua protesta sin nel cuore
dell'islam piu' intransigente. Amina non si e' denudata davanti
ai salafiti, come aveva raccontato il governatore di Kairouan
(che resta fermo su questa versione), ma il suo gesto - scrivere
sul muro di cinta della piu' importante moschea della citta',
l'Okba Ibn Nafaa, la parola "Femen" - non e' stato meno
eclatante. Cosa che le e' costata un'incriminazione per
profanazione di tombe (quelle nel perimetro interno della
moschea) e per il possesso di una bomboletta, forse quella usata
per scrivere sul muro.
La sfida che la ragazza ha lanciato e' stata qualcosa a meta'
tra un grande atto di coraggio e una follia, perche' sfidare i
salafiti in casa propria (Kairouan e' la "capitale" del gruppo
di Ansar al Sharia) e' stato qualcosa di impensabile, e non solo
per i parametri del rigore islamico. Quindi nessun improvvisato
spogliarello, ma uno schiaffo a chi cerca di mettere la donna
tunisina in posizioni di retroguardia abbandonate da oltre
cinquant'anni.
Il video che circola da ieri sui siti ha mostrato un altro
aspetto di questa complessa vicenda perche' Amina, al suo
apparire davanti alla moschea, dove e' stata subito
riconosciuta, ha catalizzato l'attenzione e quindi la reazione
dei musulmani piu' ortodossi. "Vattene via da qui", e' stata la
frase piu' normale, "sei solo una sporca p..." la traduzione di
quel che in molti in Tunisia pensano.
Lei, con i suoi capelli cortissimi tinti di un giallo
pannocchia, in t-shirt e camicia e con short di jeans, non ha
arretrato d'un passo guardando con sprezzo, ma in totale
silenzio, i suoi avversari. "Le donne possono entrare nella
moschea, tu no perche' sei una p...", le ha gridato da pochi
centimetri un uomo. Troppo per gli agenti che in numero
massiccio domenica presidiavano Kairouan, che l'hanno circondata
e poi scortata sino ad un cellulare che e' partito per chissa'
dove.
La Tunisia non e' pero' "solo" Amina, perche' il paese
domenica e' stato attraversato da un'ondata di proteste
violentissime e, per paradossale che possa apparire, il bilancio
di un morto (ieri i funerali si sono svolti in clima molto teso)
e 200 arresti appare come insperato, visto che i salafiti per
vendicarsi contro lo Stato che ha vietato il raduno di Ansar al
Sharia hanno usato di tutto: sassi, coltelli, spade, bottiglie
Molotov. Ma forse non s'attendevano una reazione delle forze
dell'ordine cosi' determinata, durissima, senza spazi di
manovra. Forze dell'ordine che spesso, battendo i manganelli
contro gli scudi di plexiglas, sono andate all'attacco al grido
di "Allahu akbar", per spiegare che loro, contrariamente a
quanto urla Ansar al Sharia, sono buoni musulmani, ma servitori
di uno Stato ormai stufo della loro protervia.
Poliziotti andati alla "guerra" anche contro i loro stessi
confratelli, come ha mostrato una fotografia in cui uno dei
ninja (le unita' anti-sommossa) mostra con orgoglio una bandana
salafita. Come a volere dire: sono con voi, ma prima sono con la
Tunisia.
E ieri le unità speciali della polizia hanno smantellato un
gruppo di presunti terroristi accusati di preparare attentati
contro le forze dell'ordine e l'esercito, proprio a Kairouan. Un
giovane è stato arresto, altri due sono in fuga.(ANSAmed).
Via: ansamed.info
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