A seno nudo contro l’ultimo dittatore d’Europa

Seni al vento per protestare contro l'ultimo dittatore d'Europa. Le ragazze del movimento Femen colpiscono ancora, la rete, una dietro l'altra, ci propone le loro contestazioni, anche la più recente. Alle grintose ucraine non va giù la presenza del presidente bielorusso Lukashenko alla finalissmia degli Europei di calcio a Kyiv. Per le femministe "Batka" (Lukashenko), e tutto quello che Lukashenko rappresenta, è il loro nemico numero uno. Il "Grande padre", così viene chiamato in patria il leader di Minsk, è per eccellenza la figura che riassume meglio il paternalismo che caratterizza molte culture di questo angolo d'Europa.

"Zoccole che invece di combattere il fenomeno della prostituzione, lo scatenano", alcuni giornali ucraini raccontano a modo loro l'azione di Femen e sono lapidari nel condannare le proteste messe in atto dalle ragazze. Ma non c'è disinformazione che tenga, in Occidente queste spericolate ( ed anche belle)  donne fanno molta più simpatia di personaggi "tutti di un pezzo" come Janukovic, Lukashenko and company. Soprattutto perché le donne di Femen nella finale degli Europei pongono un problema reale e ineludibile: la questione dei diritti umani e della libertà in Bielorussia. Cosa che pochi politici europei fanno. Se "Batka" vuole assistere alla finale Italia-Spagna seduto accanto ai leader delle democrazie del Vecchio Continente - dicono le ragazze di Femen - dovrebbe prima spiegare all'Europa un bel po' di cose.

Chiusi gli Europei, Alexandr Lukashenko continua a governare il Paese, strangolato dalla crisi economica, come se il muro di Berlino non fosse mai caduto. I servizi segreti continuano orgogliosamente a chiamarsi Kgb. Il severissimo ministero dell'Informazione passa al setaccio tutto, persino i canali televisivi russi. L'opposizione non esiste, e se qualcuno prova a protestare, finisce in carcere e le chiavi della cella vengono buttate via per sempre.

Già, Lukashenko! E mentre Kyiv divide con gli italiani la tristezza per il risultato della finale (Kyiv tifava Italia), la protesta delle ragazze continua, andrà avanti anche se, chiusa Europa 2012, i riflettori rischiano di spegnersi su quel che accade in quest'angolo di'Europa dell'Est. Intanto, ha fatto il gito del mondo la foto del terzogenito prediletto di Lukoshenko, Nikolaj, di 8 anni, con tanto di pistola luccicante alla cintura. Un ragazzino problematico, che fisicamente assomiglia tanto al protagonista della commedia-cult degli anni '80 "Mamma, ho perso l'aereo!" Un enfant terribile, ma tanto diverso dal simpatico e sveglio ragazzino, che aveva fatto fuggire una banda di imbranati rapinatori nel film che ci ha fatto tanto sorridere. Il piccolo Nikolka si comporta già da piccolo zar. Negli ambienti vicini al ministero degli Esteri si racconta che il figlio di "Batka" si altera parecchio se durante i ricevimenti ufficiali non viene festeggiato e omaggiato al pari del potente papà.

Pare che lo stesso Chavez ricevendoli in Venezuela, visto il broncio del ragazzino, abbia dovuto accoglierli così: "Il Presidente Lukashenko e suo figlio Nikolaj". Se non viene accontentato, il futuro "zarevic" bielorusso è solito minacciare pesantemente chi si è reso responsabile dello sgarro. Gli aneddoti sul terribile ragazzino con la pistola sono tanti. Si racconta che in partenza col padre, avrebbe voluto che si tenesse aperto il portellone dell'aereo e  alla hostess dell'aereo presidenziale che invece, ragionevolmente, faceva chiudere le porte prima del decollo (nonostante le urla del ragazzino d'oro di Minsk) il figlio del presidente abbia minacciato: "Quando diventerò grande, ti farò fucilare!".

Saranno solo leggende metropolitane? Forse qualcuna, di certo il leader bielorusso col figlio armato é motivo di forte imbarazzo, soprattutto per la potente Russia. Dicono, infatti, che Nikolka abbia risposto male persino a Dmitrij Medvedev "Fammi vedere la tua bella pistola - chiede l'imbarazzatissimo premier di Mosca durante un ricevimento a Minsk. "Non ci provare neanche!" - urla a squarciagola il ragazzino. E il "Batka" si limita a guardare, e con orgoglio paterno il suo Nikolka. Un piccolo, inquietante, cammeo da Minsk, capitale dell'ultima dittatura d'Europa.

Via: globalist.it


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