Continua l’offensiva dei paesi dell’est contro le note attiviste del movimento “Femen” che si occupa di diritti umani delle minoranze e tutela dei diritti delle donne. Il governo ucraino ha reso noto di aver trovato, nel corso di una perquisizione all’interno della sede del movimento di Kyiv, delle armi nascoste e appartenenti alle attiviste. Secondo la polizia, che ha effettuato il sequestro, nella sede delle Femen sono state trovate una pistola, una bomba, un ritratto di Putin ed uno del patriarca russo, Kiryll.
Tutto il materiale ritrovato è stato sequestrato e le tre attiviste che si occupano del centro arrestate. Si tratta di Alexandra Scevchenko, Anna Hutsol e Yana Zhdanova, le tre leader del movimento e conosciute in tutto il mondo. Un colpo durissimo assestato al movimento femminista, nemico giurato di Putin e dei presidenti dell’est Europa accusati di autoritarismo e sotto i riflettori per diverse norme che non tutelano i diritti umani. L’accusa ai danni delle tre leaders è di detenzione di armi da fuoco e munizioni che in Ucraina vale una pena di cinque anni di carcere.
A denunciare il loro arresto sono state le stesse attiviste attraverso i propri account Twitter. In particolare a fornire tutte le informazioni sono state le Femen francesi preoccupate per le loro compagne ucraine. Da più parti nel movimento e nel mondo delle associazioni per i diritti umani di tutto il mondo si è avanzata l’ipotesi di una vera e propria messa in scena organizzata dal governo ucraino, amico di quello russo, per infliggere un colpo mortale al movimento.
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