Blitz Bce: il punto di vista di Josephine



Josephine Witt Blitz bce

Josephine Witt (DANIEL ROLAND/Getty Images)

Josephine Markmann, meglio conosciuta come Josephine Witt, è la protagonista indiscussa della giornata di ieri. Senza pensarci due volte ha tirato coriandoli in testa a uno degli uomini più potenti del mondo, il presidente della Banca Centrale Europea (Bce), Mario Draghi.

A parte per fargli prendere un bello spavento, Josephine è salita su quel tavolo per dire la sua, in maniera un po’ inusuale sicuramente, ma senza dubbio efficace. Oggi non si fa che parlare di lei, di questa 21enne tanto coraggiosa da dire in faccia a quest’uomo tanto odiato dagli europei ciò che pensa. Sì perché questo bisogna sottolinearlo, non son poche le persone che la pensano come Josephine. Non son per niente poche le persone che ne hanno piene le scatole della Bce e della sua “dittatura”, di questa maledetta austerity tanto amata dalle istituzione che però a noi qui sotto ci sta facendo a pezzi.

“Non è contro la persona di Mario Draghi, – spiega la Markmann in esclusiva al Corriere – ma per ciò che rappresenta: la Bce. Da tempo in Germania ci sono queste proteste contro la Banca centrale per la situazione greca, a Francoforte c’è stata una mobilitazione durata un mese contro il suo nuovo grattacielo. Si tratta di un’istituzione che ha un’enorme influenza sulle nostre vite e però su di lei non c’è nessun controllo di tipo democratico, non viene eletta. Rappresenta l’arroganza del potere, privato della legittimità popolare. E’ il grande problema della politica europea, l’assenza di verifiche democratiche sulle decisioni che vengono prese e condizionano le vite di decine, anzi di alcune centinaia di milioni di persone”.

Si definisce un’attivista politica e dei diritti umani, tant’è che fino a poco tempo fa faceva parte delle Femen. Anzi possiamo dire senz’altro che era la più famosa Femen tedesca. La sua fama la deve a due episodi in particolare: quando saltò, a seno nudo, davanti a Merkel e Putin alla fiera di Francoforte, e quando manifestò in Tunisia a favore di Amina, la prima Femen araba. La prigione o ciò che le può capitare dopo non le fa paura. Già ha passato diversi giorni nelle carceri tunisine per le sue proteste. Anche per quest’ultima bravata ha passato due ore con la polizia. Ma non le importa. Lo rifarebbe.

Delle Femen oggi non ne fa più parte e la manifestazione di ieri con loro non ha nulla a che fare. Oggi Josephine agisce da sola prendendo di mira chi può, per far capire a tutti che le cose così non vanno bene, perché la gente non ne può più dell’austerty, della povertà e di tutti questi vincoli che le istituzioni ci impongono. L’euro non lo vuole più nessuno e pure dobbiamo soffrire perché non ne possiamo uscire. Dobbiamo fare i compiti a casa se no veniamo multati. Dobbiamo fare le riforme se no ci minacciano di escluderci dal club (che poi chi ci è mai voluto entrare?). L’anti-europeismo è sempre più diffuso. Tutti sono scontenti. Ma nessuno fa o dice niente, succubi del sistema.

C’è la gente che ne parla al bar e le cui critiche all’Europa rimangono tra un caffè e una sigaretta. E poi c’è Josephine, le cui urla sono andate in diretta su tutte le reti internazionali.

BT


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Via: direttanews.it


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