FEMMINISMO -- Gentile Mark,
il 29 gennaio scorso ho pubblicato per Editions du Moment il libro Confession d'une ex-Femen. Tutta contenta avevo deciso di mettere la copertina come foto del profilo su Facebook. L'ho fatto senza pensare alla bacchettoneria pretestuosa del tuo regno virtuale, e alla sua inclinazione alla censura facile.
Tre giorni dopo ho notato che la foto del mio profilo era scomparsa, e che non riuscivo più a connettermi. Ho ricevuto un messaggio dal tuo regno nel quale si comunicava che il mio account era stato bloccato a tempo indeterminato. La ragione? La copertina del mio libro, giudicata inappropriata in quanto raffigurante un corpo nudo (benché ci vogliano più di dieci secondi buoni per distinguere i contorni delle piccole mammelle coperte da una grande scritta).
Ma dimmi un po', Mark, non starai mica cercando di gabbarmi? Proprio tu che stai li a guardare mentre sul tuo sito esistono gruppi che celebrano lo stupro, e ci metti un bel po' di tempo prima di chiuderli? Tu che permetti la pubblicazione d'immagini raffiguranti decapitazioni, torture, corpi squartati d'animali, pubblicità adescatrici, volgari e insensate che sfruttano corpi femminili denudati a fini commerciali? Tu che resti impassibile di fronte a profili manifestamente pornografici che inondano la nostra posta con foto di falli eretti, chiedendoci "di diventare amici" per poterci quindi elargire ulteriori oscenità (troppo anche per i porci)?
Eppure te l'avevano già detto che stavi esagerando. Quando hai censurato la pagina della galleria Laure Roynette, che ha diffuso la serie "Chewing Girls" della fotografa Clémence Veilhan, quando hai bloccato la pagina dell'associazione "Un braccialetto contro il cancro" dopo la pubblicazione della foto di una donna nuda incinta, o il manifesto di Pauline Delpech nel 2012, che puntava a sensibilizzare la gente sull'importanza dello screening per il cancro al seno (per il quale ogni anno nel mondo muoiono più di 520 mila donne). C'è stato anche quell'internauta che aveva postato l'immagine di "L'origine du monde" di Gustave Courbet, che t'ha citato in giudizio per cancellazione ingiustificata del suo account. Per rinfrescarti la memoria t'hanno pure dedicato un bello spazio su Tumblr a imperitura memoria delle immagini face-bloccate.
C'è però una domanda che mi tormenta, Mark. Per caso conosci Marianne? In Francia è il nostro simbolo, la Repubblica, liberté, égalité, e tutto il resto. E in un celebre quadro di Delacroix i suoi seni s'affacciano dalla camicetta. Quindi se domani postassi una foto della Libertà che guida il suo popolo, il mio account Facebook finirebbe dunque sepolto nei bassifondi della rete?
T'importa così tanto della libertà d'espressione da esserti dato la briga di sventolare sotto il naso dei tuoi utenti le tue buone intenzioni, con un post sul tuo profilo Facebook subito dopo gli attentati di Charlie Hebdo. Ti cito:
"M'impegno a costruire un servizio all'interno del quale si possa parlare liberamente, senza paura né violenza".
Liberamente, fatta eccezione per il petto delle donne. I seni no. A parte quelli delle mamme che allattano i loro bebè tanto carucci, un sacro rituale di fronte al quale hai finito col cedere, garantendogli libero accesso nel tuo regno. Un regno che pare dotato d'un proprio cervello -- programmato per sfornare annunci pubblicitari a gogo, sottraendoci i dati personali -- sebbene quel suo encefalo fatichi tuttavia a distinguere la pornografia e la violenza (quella sulle donne, fra le altre) dall'arte e dai messaggi di natura politica.
Pensa che lo scorso dicembre sono stata giustamente condannata a scontare un mese di prigione con la condizionale, con una multa di duemila euro più interessi e 1500 euro di spese legali per esibizionismo dopo quello che era stato un gesto politico, mostrandomi a petto nudo per difendere il diritto all'aborto. Nella vita vera ho avuto la possibilità di ricorrere in appello, ma a casa tua non esiste un pulsante chiamato "appello" su cui poter cliccare. E siccome sono una femminista non posso fare a meno di notare come le immagini di petti maschili circolino beatamente impunite per il tuo regno, e accolgo dunque i tuoi precetti benpensanti come se mi avessi tirato in faccia uno schiaffo, uno schiaffo discriminatorio. Facebook non sarà mica un regime fallocratico?
Mark, ti prego toglimi quest'orrendo dubbio dalla testa. Sbloccami, e t'invierò una copia del mio libro. L'argomento evidentemente lo conosci già molto bene.
Sen-ceramente.
Éloïse Bouton
(Questo post e le relative immagini sono già state pubblicate su HuffPost Francia. Il blog è stato tradotto da Stefano Pitrelli)
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