È tempo che i media smettano di credere nei miracoli

Una sera piovosa ai primi di marzo 2013, mentre in Vaticano si indiceva un conclave per scegliere un nuovo pontefice, e tutti aspettavano uno sbuffo di fumo bianco dal camino della Cappella Sistina (che indica habemus papam, o abbiamo un papa), due attiviste ucraine del movimento di protesta radicare per i diritti umani Femen si sono recate in piazza San Pietro tra una solenne folla di fedeli. Si sono tolte le magliette e hanno offerto all'ex-Papa Benedetto XVI un benservito deliziosamente adatto e irriverente, sventolando fumogeni rosso sangue e cantando «Non più papi!» e «Non più pedofilia!».

La loro azione è terminata con l'intervento della polizia e l'arresto. Più tardi, le Femen hanno spiegato la loro protesta in un post online, dichiarando che «il colore del fumo [dei fumogeni] era dettato da tutta la storia sanguinaria della Cristianità», prima di attirare l'attenzione «sull'assurdità della scena medievale in cui, nell'illuminato ventunesimo secolo, gli occhi del mondo intero sono incollati ad un tubo arrugginito e al colore del fumo malsano che ne fuoriesce, mentre un circolo ristretto di mafiosi clericali sceglie un altro infallibile capo». Il Vaticano, proclamava poi, è «uno degli ostacoli più pericolosi sulla strada del progresso che ci è arrivato dal Medio Evo».

Nessuna delle rievocazioni in cui mi sono imbattuto nel vortice dei media sull'elezione dell'attuale Papa Francesco è più accurata di questa, e nessuna descrizione è più veritiera circa l'istituzione che comanda, il suo vero ruolo nella società e i suoi bizzarri riti di successione, uno avvolto nel segreto dell'Inquisizione che puzza di vecchia ipocrisia e putrido inganno. La dottrina della Chiesa sostiene l'infallibilità del suo leader, anche se il Vaticano, negli ultimi anni, ha chiesto scusa per aver commesso una sequenza senza precedente di errori di portata storica, spesso tragici e feroci (le Crociate, il reiterato abuso su bambini e il silenzio sulla Soluzione Finale di Hitler, per ricordarne alcuni). Lo stesso Papa Benedetto XVI è accusato di copertura e di aver organizzato il trasferimento di preti pedofili quando era cardinale, designato nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II per guidare la Congregazione per la Dottrina della Fede - l'organismo incaricato di indagare i Sacri Ordini in casi di abuso su minori.

Questo non dovrebbe sorprendere. I Papi dei secoli precedenti si sono rivelati esempi di pura iniquità, conducendo una vita dissoluta, stuprando e uccidendo impunemente. Stefano VI, nel 897, ha notoriamente ordinato che il cadavere in decomposizione di uno dei suoi predecessori fosse disseppellito e messo sotto processo per presunti crimini. Come da copione, il cosiddetto Sinodo del Cadavere - no, non sto scherzando - lo ha dichiarato colpevole.
Ciononostante, Papa Francesco ha canonizzato Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, generando notizie agiografiche da prima pagina in tutto il mondo, e sdolcinati servizi in diretta sui canali via cavo, quasi tutti tesi a coprire più che informare, evitando di parlare degli scandali di Joseph Ratzinger (chiamiamolo con il suo nome terreno opportunamente onomatopeico), anche se era presente, e anche se questi scandali hanno infiammato la stampa per la maggior parte del suo pontificato. L'omissione ha insultato chiunque provi un brivido di disgusto per l'infinita e interminabile scia di crimini del Vaticano che coinvolge i sacerdoti e la loro passione di lunga data per violare carnalmente i loro componenti più giovani e indifesi - preti che, quando i fatti vengono a galla, tendono ad essere trasferiti in altre parrocchie per tornare a stuprare.

Papa Francesco, alias Jorge Mario Bergoglio, ha scelto di trascurare l'eredità di Ratzinger e di concentrare i propri sforzi su temi meno problematici, più di attualità, come l'ineguaglianza e la giustizia sociale, e i media si sono resi complici per avergliela fatta passare liscia. Time magazine lo ha persino dichiarato Persona dell'Anno 2013, non per aver rivisto (cosa che non ha fatto) qualcuna delle odiose dottrine della chiesa su gay, donne, aborto o uso dei profilattici, ma per «aver cambiato la musica». Adulatoriamente, l'autore dell'articolo lo definisce una "rock star", anche se come faccia un uomo tozzo, di mezza età che se ne va in giro in abito bianco e berretto a personificare una tale descrizione mi sfugge. Bergoglio quindi ha portato avanti le sue canonizzazioni godendo di una reputazione totalmente immeritata come "liberale", il papa di cui i progressisti possono «essere contenti».
Più e più volte durante il mieloso, francamente noioso reportage sono risuonati gli abusati aggettivi "storico" e "senza precedenti", come se mai prima il Vaticano avesse scelto di sfornare due santi in un giorno. Ma se i rivenditori di notizie avessero deciso di non parteggiare spudoratamente per il Vaticano e di raccontare la vera storia, i loro titoli avrebbero invariabilmente ricalcato l'acido comunicato delle Femen. «Istituzione nota per coprire gli abusi su minori santifica due ex leader» sarebbe stato più utile alla causa della verità. O «In una discutibile cerimonia pubblica, il Papa che denuncia la disparità economica officia un rito estremamente costoso». Un'Italia a corto di liquidi e costituzionalmente laica ha speso otto milioni di euro per questa solennità religiosa, ma Bergoglio, molto osannato nell'ultimo anno per il suo ostentato interesse per i poveri, è riuscito ad assicurarsi mega-finanziamenti dalle principali banche e aziende responsabili della gretta insensibilità da lui denunciata.
Il conto per la canonizzazione è stato certamente una miseria rispetto allo stimato patrimonio netto del Vaticano, tra i 10 ai 15 miliardi di dollari. Le donazioni, comunque, sono sempre bene accette, soprattutto per contribuire a sostenere il costo del prezzo del silenzio dei bambini vittime di molestie da parte di sacerdoti - oltre 2 miliardi di dollari a circa centomila persone solo negli Stati Uniti. (Qui una lista non esaustiva ma incredibilmente lunga di indennizzi in tutto il mondo). Hanno accennato a qualcuna di queste cose? Se lo hanno fatto, non ne ho avuto sentore.
Né hanno mai messo in discussione la validità delle canonizzazioni stesse. Ratzinger ha ceduto alla pubblica esuberanza con il da poco scomparso Papa Giovanni Paolo (aka Karol Józef Wojtyła, nel 2005), ha rinunciato ai consueti cinque anni di attesa (tesi ad evitare santificazioni basate soltanto su queste transitorie, banali emozioni di massa) e ha iniziato le procedure di santificazione solo cinque settimane più tardi. Per Papa Giovanni XXIII (nato Angelo Giuseppe Roncalli) Bergoglio ha abbassato ulteriormente l'asticella, accordandogli gli onori con un solo "miracolo", non i soliti due.

Ma Bergoglio ha dovuto mantenere il passo. Wojtyła aveva intrapreso una frenetica ondata di canonizzazioni nei suoi 26 anni di pontificato, introducendo 110 candidati e beatificando Madre Teresa. (Il defunto autore anticonformista e ateo militante Christopher Hitchens non ha lasciato passare la suddetta beatificazione senza obiettare. Accusando Madre Teresa di crudeltà verso i poveri che professava di aiutare, e definendola «una fanatica, una fondamentalista e una frode» nonché una «nana albanese ladra e menzognera», ha pubblicato un testo polemico, La Posizione della Missionaria: Teoria e Pratica di Madre Teresa, denunciandola. Il Vaticano ha presto questo scritto tanto sul serio da invitarlo a svolgere il ruolo di avvocato del diavolo durante la sua beatificazione. La sua canonizzazione alla fine ha incontrato un problema quando i medici hanno contestato uno dei miracoli che le avevano attribuito). Ratzinger ha raggiunto 45 santificazioni in sette anni, mentre Bergoglio ne ha già effettuate dieci, con un possibile superamento del record durante il percorso, a giudicare dal numero di "venerazioni" e "beatificazioni" preliminari che ha messo in moto. Le canonizzazioni minacciano di diventare tanto comuni in Vaticano quanto le accuse di abuso di minori - una prospettiva non molto felice.

La pompa e la ritualità legata a questi eventi "sacri" è sicuramente tesa a ribaltare le fortune fatiscenti della fede; l'Europa è già considerata "post-cristiana", e più statunitensi che mai si dichiarano non appartenenti ad alcuna religione. Alcuni giornalisti l'hanno fatto notare. Ma ciò che pochi di loro oseranno toccare nei loro servizi presumibilmente obiettivi è la natura palesemente bizzarra e grandemente offensiva del Vaticano e ciò che essa (e la Cristianità nel suo complesso) rappresenta - dogmi che sono tutti contemporaneamente anti-scientifici, anti-progresso, potenzialmente pro-morte (proibendo l'uso dei profilattici, un crimine particolarmente macroscopico in un'Africa infestata da HIV-AIDS), misogini e omofobi. Colpa della Bibbia - un impressionante compendio di favole spesso sanguinose e sadiche che unisce il Vecchio Testamento (di cui archeologi israeliani hanno sfatato la veridicità storica più di un decennio fa) seguito da un Nuovo Testamento basato su resoconti vicendevolmente contraddittori della vita di Gesù (la cui esistenza non è stata provata) scritti centinaia di anni dopo la sua morte.
Se la CNN e altri rivenditori di notizie volessero davvero espandere la loro quota del mercato che cresce più in fretta demograficamente - quello dei non credenti - inizierebbero a raccontare l'ovvia verità sul Vaticano e ad appellarsi a quanti si sono risvegliati dal lungo sonno dell'irrazionalità religiosa - o che non hanno mai creduto nella vita. Non si può parlare di Hitler senza ricordare l'Olocausto. Non si dovrebbe parlare del Vaticano, o di qualsiasi papa "canonizzato", senza ricordare i crimini della chiesa e le sue innumerevoli vittime innocenti.
Persone illuminate, o almeno quelle veramente oneste, possono quindi arrivare alla stessa conclusione delle Femen alla fine del loro comunicato: «Il Vaticano deve morire, insieme a tutti i suoi "santi" attributi: pedofilia, omofobia, corruzione, misoginia e cospirazione!»
Amen.

Jeffrey Tayler, co-redattore dell'Atlantic
traduzione di Flavia Vendittelli

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Via: cronachelaiche.globalist.it


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