Femen fino ai capezzoli!

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- Revizor per Voix Nouvelle e Soraya Sossi per TV5 Monde - 

Riprendersi il corpo femminile. Abbattere la dominazione maschile. Lottare contro la prostituzione.  Queste sono le lotte delle femen, queste femministe folli provenienti dall’Ucraina e insediatesi di recente a Parigi, moltiplicando le azioni in topless in tutta Europa. Il loro messaggio? Siamo in grado di colpire dove vogliamo, quando vogliamo. Queste femministe di un nuovo genere, ci hanno aperto le porte del loro centro di addestramento. Le strade sono piene di spazzatura e le fogne traboccano, facendo uscire piccoli rivoli d’acqua che finiscono sotto le bancarelle dei venditori ambulanti. Le facce sono brune e di carnagione scura, il francese è tinto da una varietà di accenti. Un parrucchiere attira la clientela con un nome piuttosto insolito: “Barack Obama Hair Fashion“. Un uomo propone telefonini o lettori MP3 ai passanti.  Improvvisamente il Lavoir Moderne. Il quartier generale delle femen è un castello rosso in un quartiere popolare.
Il Lavoir Moderne si annuncia all’ingresso con un poster sul “teatro impegnato”. Gli indignati non sono mai lontani. Una volta entrati ci troviamo faccia a faccia con alcuni giornalisti francesi e belgi. Proprio come noi, devono aspettare che Inna Shevshenko, capo delle femen, ci faccia entrare nella loro palestra. Risuonano le grida “pope no more”, “in gay we trust“, ecc. Infine, le femen ci fanno entrare. Sono tutte lì, con un cenno di sorriso, le note e le sconosciute, le ucraine e le francesi. “Io sono una musulmana tunisina“, dice Meriam. Molte di loro partecipano alla loro prima sessione di prove. Questo è in particolare il caso di Meriam. L’occhio della telecamera, nonché i microfoni, le inquietano. Presto si abitueranno.
I manifesti sui muri documentano quasi tutte le loro azioni. Uno di essi attira la nostra attenzione, c’è scritto: “La donna non è un oggetto. Fuck me in Porsche Cayenne“. È Inna Shevshenko che guida le sue truppe. “Ripetete dopo di me! Poor because of you! Poor because of you!”. Le anziane gridano fino a lacerarsi le corde vocali. Le nuove sono più timide. “Non sorridere mai! Allarga le gambe per sembrare aggressiva! È necessario spaventarli!“, Julia, una femen francese presente alla maggior parte delle azioni, rimprovera chi non segue queste istruzioni. Le urla gli slogan a pochi centimetri dalla faccia. Non siamo molto lontani da “Full Metal Jacket“.
Raggruppatevi! Seguiteci recitando le parole d’ordine“, dice in inglese la carismatica Inna Shevshenko. Julia traduce in francese per coloro che non comprendono. “Omofobo via! Omofobo via! Omofobo via! La lotta per il matrimonio per tutti è nella mente di tutti“. “La nostra azione contro gli omofobi di Civitas è quella che abbiamo preparato in anticipo da più tempo, vale a dire un mese. Non potevamo lasciare nulla al caso. Sapevamo che sarebbe stata violenta“, dice Julia. E’ proprio per affrontare le violenze che le femen compiono gli esercizi che le coprono i volti di sudore. “Giù! Fai dieci flessioni senza slogan e dieci con gli slogan!” Le ragazze compiono l’esercizio. “Not a sex toy! Not a sex toy!” Molte non riescono a tenere la schiena diritta. La tunisina Meriam sembra avere problemi di respirazione. “Okay, ragazze, vi mostreremo come affrontare la polizia“, tuona Inna, “È necessario ritardare l’arresto il più possibile, ma non diventate violente, non siamo qui per questo! Quando vi prendono, buttatevi giù, continuate a gridare il vostro slogan! Potete continuare a impegnarli. In Vaticano, una di noi ha rubato cappello di un poliziotto e l’ha gettato via. Quell’idiota mollò tutto per recuperarlo, questo è il tipo di cose che dovete fare!”
Una delle femen viene scelta da Inna. Si muove ripetendo continuamente “basta Berlusconi“. Improvvisamente, tre “sexattiviste” balzano su di lei, la lotta è feroce, le apprendiste poliziotte fanno di tutto per metterla a tacere, la tirano per i piedi, le torcono le braccia, l’imbavagliano. La femen continua a chiedere le dimissioni del playboy della politica italiana impantanatosi nel suo “bunga bunga”. Nonostante la sua determinazione, l’attivista è bloccata. Il suo gomito è graffiato e perde una lente a contatto. “E’ stato bello,” dice Inna. “Ma se tu avessi affrontato tre uomini da 85 chili, non saresti durata tre secondi.” I suoi occhi incontrano i miei, ho paura che mi faccia giocare il ruolo di un CRS. La minaccia viene sbrigativamente accantonata, “Avresti dovuto buttarti giù prima e distogliere la loro attenzione. Ditegli che l’amate, per esempio.”

Le nuove soldatesse del femminismo
I motivi che hanno portato queste giovani donne a entrare nelle fila delle femen sono diversi come le loro storie. Inna e Oksana si sono ribellate per il ruolo dato alle donne in Ucraina: o prostituzione, o donne buone solo per il matrimonio, ecc. Una francese afferma di avere aderito al movimento dopo essere stata licenziata, aveva denunciato il suo capo per molestie sessuali. Meriam per la rivolta in Tunisia. “Gli uomini non ti lasciano in pace. Chiedete aiuto a un agente di polizia e cerca di avere il vostro numero di telefono. Anche i ginecologi sono così. Vuoi vivere da sola? Tutti ti considerano una puttana! Dopo la rivoluzione, è anche peggio. Gli islamisti radicali occupano le piazze, diventando pericolosi.”
Cinque anni fa Meriam fuggì dalla Tunisia a seguito della rottura con il suo fidanzato. Da allora vive in Francia, dove cerca di ricostruirsi una vita. “Spesso ripenso a tutto quello che ho lasciato. Ma non riesco a perdonare. Quello che sono oggi non è coerente con quello che devo essere lì. A parte mio padre, nessuno sa del mio coinvolgimento con le femen. Sarebbe un disastro per la mia famiglia e per me.” Avete capito, situazioni ingiuste e violente sono spesso la causa dell’impegno nelle femen. Tuttavia, ci si può anche chiedere se non partecipano alla creazione di un nuovo estremismo, femminista e ateo. Le loro apparizioni in Vaticano o a Notre-Dame de Paris non sono passate inosservate. “Non abbiamo nulla contro la religione. Inoltre, uno dei nostri membri si guadagna da vivere dipingendo icone ortodosse. Non supportiamo il patriarcato e tutto ciò che ne consegue: l’omofobia, il rifiuto della donna, l’intolleranza“, dice Julia. “Ovviamente non vogliamo sostituire un dominio con un altro. Siamo egualitarie e pacifiche“.
Se le femen non si sono rese colpevoli di violenze, non esitano ad utilizzare un vocabolario guerriero. “Siamo terroriste pacifiche. Noi femministe ci mettiamo in prima linea per colpire duro laddove fa male“, continua Julia. “Mostriamo solo il petto, che a loro piace così tanto. Ma questa volta non gli sorridiamo, li spaventiamo. Noi non siamo violente, guardate la loro reazione! Ci possono picchiare, come hanno fatto i Civitas durante le manifestazioni per il matrimonio per tutti. Ci minacciano ogni giorno, ci possono rapire come hanno fatto in Bielorussia. Possono anche cercare di ucciderci“, continua Inna in inglese. Julia annuisce. Un’altra fuma una sigaretta con un ghigno. “Sappiamo che ci possono uccidere. E poi?  Uccidono due o tre attiviste, e altre donne più arrabbiate le sostituiranno. La paura non è una nostra componente. Non abbiamo paura”, dice Julia.

Oksana_Shachko__Inna_Shevchenko_in_ParisOksana Shashko e Inna Shevshenko

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/04/01/femen-fino-ai-capezzoli/

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