Altro che il “classico” calendario sexy. Quello del gruppo femminista Femen è stato un 2013 da incorniciare, dal punto di vista della visibilità mediatica: le immagini delle attiviste a seno nudo hanno riempito siti, giornali e magazine di tutto il mondo. Una “gioiosa” (ma non troppo) macchina da guerra contro patriarcato e maschilismo, che ha sfoderato le sue armi più “convincenti” ad ogni evento rilevante della politica e della società. Le Femen cominciano l’anno in bellezza, con un blitz italiano il 24 febbraio scorso, presso il seggio elettorale dove Silvio Berlusconi si accingeva a votare per le Politiche. Le dimostrazioni in topless, al grido blasfemo di “No Pope”, si spostano addirittura a San Pietro durante lo storico Conclave che eleggerà Papa Francesco al soglio pontificio. Dalla culla del cattolicesimo all’inferno del fondamentalismo islamico: la lotta Femen si trasferisce in Tunisia, dove Inna Shevchenko e compagne conducono una strenua resistenza (a colpi di capezzoli) per sostenere la “collega” araba Amina, finita in carcere per atti contro la morale e più volte a rischio lapidazione.
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Si torna nel nord Europa, inizialmente con l’attacco nei confronti dell’Arcivescovo di Bruxelles e le sue posizioni omofobe. Il cuore pulsante della guerriglia sexy delle Femen è però la città di Parigi: la capitale francese ospita la pasionaria ucraina Inna Shevchenko, che ottiene asilo politico nell’Esagono dopo la condanna a Kyiv per l’abbattimento di una croce ortodossa a colpi di motosega. La rappresaglia anti-religiosa continua: alcune attiviste parigine assaltano persino la cattedrale di Notre-Dame, violandone le campane protette. Un’azione che costerà alle Femen transalpine l’accusa di atti vandalici e offese alla sensibilità dei fedeli, con il processo-spettacolo rinviato a nuova udienza nel 2014. La protesta non viene minimamente scalfita dai guai giudiziari: ecco che le “Sextremist” fanno capolino dapprima al Festival di Venezia per presentare il documentario “Ukraine is not a Brothel” e poi alle sfilate della Paris Fashion Week, con tanto di reazione stizzita delle modelle in passerella.
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Il Femen-omeno si allarga a macchia d’olio, penetrando in nuovi paesi come Olanda, Germania e persino Israele. Un’azione globale, però, necessita di un’altrettanto efficace campagna marketing: fotografo ufficiale, Femen Shop con gadgets per gli aficionados e l’involontario “spot” del presidente francese Hollande, che presenta al pubblico un francobollo ispirato alla leader Inna Shevchenko. La marcia per la libertà delle donne, però, prosegue: Inna e le sue discepole assediano il Parlamento spagnolo per manifestare contro le nuove leggi del governo Rajoy, che prevedono maggiori restrizioni per la pratica dell’aborto. Dulcis in fundo, non poteva mancare un Femen-blitz prenatalizio: la Shevchenko torna sul “luogo del delitto” dai tempi del Conclave, esibendosi in una sorta di “maratona pro-abortista” (finita con un arresto) in Vaticano. Seni al vento, la Marianna del Mar Nero tornerà alla sexy-guerriglia nel 2014.
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Via: melty.it
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