Femen sbarca in Tunisia, a seno nudo per rivendicare libertà

    di  Serena Grassia.  Scritto  il  19 marzo 2013  alle  7:00.

“Il mio corpo appartiene a me e non è fonte di onore per nessuno”. Con questo post su Facebook, accompagnato da una propria foto nuda, la diciannovenne Amina ha battezzato il “Femen” tunisino. Fondato nel 2008, Femen è un gruppo femminista di origini ucraine che organizza proteste in topless per sostenere la “liberazione” delle donne.tunisiafemen

La rivolta pacifica delle femministe ha fatto irruzione in Francia, quando otto ragazze a seno nudo festeggiarono nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi le dimissioni di Benedetto XVI. E’ arrivata in Italia, quando il 24 febbraio davanti alla scuola Dante Alighieri a Milano, tre femen a seno nudo, con su scritto “Basta Silvio”, contestarono Silvio Berlusconi per il suo modo di considerare le donne. “Pope no more” invece hanno urlato due femen a seno nudo in Piazza San Pietro, in occasione dell’apertura del conclave. “Abbiamo membri in Brasile, in Germania, negli Stati Uniti, in Canada, in Svizzera, Italia e Bulgaria”, disse Inna Shevchenko, una delle leader di Femen Ucraina, al The Atlantic, a gennaio 2013.

Oggi Femen arriva in Tunisia per “liberare” anche le tunisine. “Scoprii dell’esistenza di Femen lo scorso luglio e mi piacque il messaggio di cambiamento radicale che trasmetteva”, ha raccontato Amina a Ettounsiya Tv. “Se avessi postato una foto di me in t-shirt non avrei suscitato nessuna reazione, invece io voglio che il messaggio sia chiaro: il corpo è mio e non appartiene a nessun altro, né a mio padre, né a mio marito, né a mio fratello”, conclude Amina.

La sua rivolta femminista ha immediatamente scatenato le reazioni del social network. C’è chi ha applaudito al suo coraggio e chi l’ha tacciata di immaturità. “Ho ricevuto persino minacce di morte”, ha raccontato, “Ma ormai siamo a un punto di non ritorno: se una donna si spoglia, vuol dire che non ce la fa più”.

Intanto su Youtube ieri la zia di Amina ha postato un video in cui si dissociava dal comportamento della nipote: “Amina non rappresenta né il suo paese né le donne tunisine. Spero che paghi presto per le sue azioni”.

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Via: atlasweb.it


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