Le Pussy Riot e le Femen erano bambine o dovevano ancora nascere quando queste donne, alla metà degli Anni ‘80, hanno iniziato a indossare la maschera per protestare contro le discriminazioni. Il loro vezzo è celarsi dietro uno pseudonimo femminile rubato al mondo dell’arte e della letteratura. Sono le Guerrilla Girls e si raccontano, in esclusiva, nel numero di dicembre di Amica, in edicola domani giovedì 21 novembre (anche su www.amica.it). Appaiono come strani esemplari di gorilla (gonna, fuseaux e décolletée, total black, sotto mascheroni di pelo) con il nome di Frida Kahlo, Käthe Kollwitz, Gertrude Stein… e lo fanno, raccontano, perché “le maschere ci permettono l’anonimato. Temiamo che persone di potere possano rovinarci la carriera”. Non insultano, non attaccano, non sono politically incorrect: “Vogliamo che vinca la meritocrazia e che cambi la mentalità e lo facciamo divertendo. L’humour serve, oltre che a mettere in ridicolo coloro che ci vogliono estromettere, anche a dimostrare che le femministe possono essere persino spiritose.” In questo momento sono in corso due mostre con i loro lavori: Guerrilla Girls 1985-2013, fino al 6 gennaio 2014 all’AlhóndigaBilbao di Bilbao; Art Turning Left: How Values Changed Making 1789–2013, fino al 2 febbraio 2014, alla Tate di Liverpool.
Via: ilvelino.it
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