Il triste declino di Amina

ROMA - È stata per mesi il simbolo della ribellione dei giovani tunisini, ma soprattutto delle ragazze, ad un clima sociale e politico nel Paese reso difficile dalla soffocante presenza invasiva dell'islam più restrittivo, ritrovatosi sotto le bandiere del partito Ennahda. Amina Sboui aveva affidato la sua protesta a gesti eclatanti, per la quasi puritana Tunisia, come pubblicare sulla sua pagina di Facebook delle fotografie a seno scoperto e con una sigaretta accesa tra le dita, dopo essersi scritta sul torace frasi contro l'islam. Per questo ha pagato pesantemente di persona, con rapimenti-lampo da parte di suoi familiari e persino l'arresto quando scrisse Femen - il nome del gruppo cui aveva aderito - sul muro di una moschea di Kairouan, dove i salafiti stavano tenendo una loro assise.

Una lunga stagione di proteste, sempre fatte a viso aperto, anche contro una famiglia che lei ha sempre accusato di essere oppressiva, al punto, fece trapelare, da farla curare come una malata di mente per quel che faceva e diceva. Poi la scelta di trasferirsi a Parigi, dopo avere tagliato ogni legame con Femen, accusando il gruppo di islamofobia.

Poi l'oblio, inghiottita nella metropoli francese dove dovrebbe (quando si parla di Amina il condizionale resta d'obbligo) avere ripreso gli studi, interrotti in Tunisia per timore di rappresaglie da parte di islamici oltranzisti. Qualche giorno fa Amina, dopo mesi di silenzio, è riapparsa sulle cronache quando ha denunciato d'essere stata aggredita, nella capitale francese, da cinque uomini che si sono dichiarati musulmani (li ha definiti "barbuti", come vengono chiamati in Tunisia i salafiti) e che l'avrebbero minacciata d'ogni tipo di violenza, anche sessuale.

Un racconto terrificante, anche troppo per la polizia parigina che, convocandola in commissariato a distanza da qualche giorno dalla denunciata aggressione, le ha contestato d'essersi inventata gran parte della storia, se non tutta. Forse qualcosa c'è stato - un insulto, una spinta -, ma non certamente quello che Amina ha denunciato, sia perché dell'aggressione, che sarebbe stata consumata vicina ad una stazione della metro del centro di Parigi non è stato trovato uno straccio di testimone né qualcosa sulle tante telecamere fisse della zona; sia perché nella descrizione fatta tutto sembra rientrare in uno schema abbastanza scontato, con 'barbutì, minacce e violenze. Insomma, qualcosa di esageratamente eclatante che sembra calarsi benissimo intorno ad un personaggio controverso come Amina - che ormai in Tunisia sembra essere stata dimenticata da tutti e che forse cercava, dopo essere stata per molto tempo sotto i riflettori - in crisi di "astinenza da notorietà".

A conferma di ciò il fatto che la nuova avventura - vera o presunta - di Amina sta passando nell'assoluto silenzio sui social network tunisini.

ats


Via: tio.ch


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