«Vi taglieremo i seni». È la minaccia che è comparsa venerdì 29 marzo sul sito di Femen, il movimento per i diritti delle donne che ha fatto della protesta a petto nudo il suo marchio di fabbrica.
Campeggia una maschera di V per Vendetta, come quelle di Anonymous ma con un turbante in testa. E sotto il messaggio d'odio, in inglese sgrammaticato: «Sporche maiale! Nessuno vi scopa nemmeno i vostri uomini! Venite qui in Tunisia! Vi taglieremo i seni e li daremo da mangiare ai nostri cani! Puttane. Prostitute di Israele!».
L'attacco hacker al sito (il secondo, dopo quello al profilo Facebook di Femen Tunisia, sommerso da video con la recitazione di sure del Corano) segue di pochi giorni la scomparsa di Amina Tyler, 19enne tunisina che aveva postato alcune sue foto a seno nudo per protestare contro l'Islam più radicale. Di lei non si hanno più notizie, c'è chi dice che sia stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico.
Proprio per chiederne a gran voce la liberazione, e per combattere per i diritti delle donne nei paesi musulmani, il gruppo aveva lanciato nei giorni scorsi la campagna «Jihad a seno nudo». Una raccolta di foto delle sostenitrici, il culmine dovrebbe essere il 4 aprile con la manifestazione Topless Jihad Day sotto le ambasciate tunisine di mezzo mondo.
Quella che le organizzatrici hanno in mente è una specia di nuova «primavera araba» ma tutta al femminile. E non hanno intenzione di farsi intimidire dagli hacker: «Femen informa i suoi avversari islamici dell'inutilità dei loro tentativi di ritardare una nuova rivoluzione. Non è la primavera araba, ma quella delle donne, che diventerà fonte di vita e di democrazia per liberare la Tunisia e l'Africa del Nord».
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