Io sono qui Contro le Femen

Foto di Cristina Mastrandrea

Mi hanno chiesto di scrivere un libro sulle Femen.

Le avete presente, no?

Le tizie ukraine  che vanno in giro a manifestare scoprendosi le tette. Quelle che se andate sul loro sito vi accoglie una zombie con un’ascia che dice “Sextremism” e poi “Femen è morte al patriarcato”.

Il cui motto è: “Dio è donna, la protesta è la nostra missione, i seni nudi le nostre armi!”

Loro.

Sempre dal loro sito, apprendo che si battono contro “il turismo sessuale, il sessismo e altre malattie sociali”.

E’ loro obiettivo, inoltre, “sviluppare la leadership e le qualità morali e intellettuali delle giovani donne ukraine”.

Molto bene.

Ma che c’entrano le tette?

Pensano davvero, le signore, di combattere il turismo sessuale in topless?

E’ come invitare a essere vegetariani affettando bistecche.

Conosco l’argomento.

Il corpo è mio e lo gestisco io.

Ma credete voi davvero che sia con l’esibizionismo che si vincono le lotte?

Con le imboscate a Putin?

Siamo seri.

Parliamo di Amina Tyler, la tunisina che si è spogliata, che è stata per questo picchiata dai suoi, e che ora è scappata e rilascia interviste fiere.

Prima di Amina, c’era stata una ragazza egiziana, a spogliarsi, e siccome una tetta non si nega a nessuno, in una gara di dubbio gusto si erano spogliate pure delle israeliane, tanto per essere solidali.

Credete che il loro esempio abbia smosso qualcosa?

Che abbia avanzato di un millimetro la causa delle donne?

Che abbia convinto i retrogradi, sedotto gli ipocriti?

C’è davvero qualcuno qui che crede serva a qualcosa alzarsi la maglia?

Il problema delle donne è anche il problema degli uomini:  è il problema della società intera ed è un problema di modernità.

E se è questo il punto, allora, il modo in cui ti attivi, e lotti, se davvero ti interessa, è cercando di portare dalla tua parte quante più persone possibili, con l’esempio.

Mi viene in mente un’altra Amina, Zaki.

E’ andata a vivere da sola, al Cairo, – convincendo il padre! – dopo essere riuscita a farsi firmare una fatwa da uno sceicco che diceva che non c’è niente di male, niente di proibito né di sconcio, per una ragazza per bene, lasciare il tetto patriarcale.

Questo è vero attivismo. Lavoro duro, sotterraneo, spesso ingrato, lontano dai riflettori, e che però si fa esempio di vita.

Se Amina Zaki avesse postato la sua foto nuda su FB, oggi sarebbe famosa, certo. L’avrebbero intervistata alla tv francese, e sbattuta  in prima pagina. Ma anche più triste. Poiché non è con una effimera fama, mostrando le tette, che si cambia una cultura.

Così facendo si dà ragione ai trogloditi, che pensano a noi occidentali, e ai locali che ispiriamo,  come a una massa di degenerati.

E dunque ho detto no: non scriverò un libro sulle Femen.

Non le aiuterò a vendere i gadget che vedo sul loro sito.

Via: iosonoqui.vanityfair.it


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The mission of the "FEMEN" movement is to create the most favourable conditions for the young women to join up into a social group with the general idea of the mutual support and social responsibility, helping to reveal the talents of each member of the movement.

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