«Le Femen ci hanno rubato la voce»

Donne contro donne. Femministe islamiche contro Femen. Uno scontro culturale in nome della libertà. Da una parte, appunto le Femen, che il 4 aprile hanno proclamato una «Topless day Jihad», una giornata di mobilitazione  in solidarietà ad Amina Tyler, una giovane che ha postato su Facebook una sua foto a seno scoperto . Dall’altra donne tunisine che rifiutano «atteggiamenti coloniali che fanno più male che bene».

Una polemica che è cominciata subito dopo le proteste del gruppo ucraino in giro per il mondo. Da Montreal a San Francisco, passando per Berlino e Brussels. A Parigi hanno bruciato la foto di uno uomo davanti alla moschea e le proteste sono arrivate sotto l’ambasciata. In 15 sono state arrestate. A Milano urla e slogan davanti al consolato tunisino. Hanno chiesto la liberazione di Amina. La giovane è a casa con la sua famiglia e per le attiviste la stanno maltrattando. «Dicono che è pazza e si è fatta convincere». Anche Zied, il fotografo che l’ha ritratta a seno nudo, in un’intervista, si è detto molto preoccupato . Un cooloquio proprio negli stessi giorni in cui a Tunisi si teneva il World Social Forum.

Ma tutte questa manifestazioni hanno indispettito, e non poco, le ragazze tunisine. Una quindicina hanno firmato una lettera aperta in cui attaccano le pratiche che mettono in atto: «Comprendiamo che per voi “femministeâ€� bianche con atteggiamenti coloniali è molto difficile da capire, ma – sorpresa! – donne musulmane e donne di colore possono avere la propria autonomia, e anche lottare! E parlare per se stesse! Chi se l’aspettava?». E ancora: «Ne abbiamo abbastanza e siamo stanche di sentire donne privilegiate che perpetuano lo stereotipo che le donne musulmane, le donne di colore e le donne del Sud Globale siano sottomesse, inermi e bisognose del progresso “occidentale”».

In altre parole spiegano di non aver alcun bisogno di essere liberate, almeno non con queste modalità. Rifiutano una solidarietà perché non corrisponde ai loro bisogno. «Non dobbiamo uniformarci al vostro modo di protestare per essere emancipate. Lo fa già la nostra religione, grazie mille». E hanno dato il via a una campagna sui social network, in stile Femen. Solo vestite.

Pronta la risposta di Inna Shevchenko, leader del gruppo: «Dicono di essere contro le Femen, ma noi siamo qui per loro. Dicono di non aver bisogno di essere liberate, ma nei loro occhi leggo il contrario». E di una cosa è certa: «Nei secoli tutti gli schiavi hanno sempre negato la loro condizione». Le giovani tunisine non sono le uniche a essere perplesse sulle azioni delle Femen. In molti gruppi hanno dubbi per come le azioni vengono organizzate. «Non condividono i loro obiettivi anche chi porta avanti le stesse lotte da anni, ma con pratiche molto diverse».

E c’è qualcuno che sta “imitando” le Femen, utilizzando il proprio corpo per veicolare un messaggio. Ma diametralmente opposto. E’ il caso degli Hommen, un gruppo di tutti uomini. Sono usciti per la prima volta a Parigi venerdì scorso. Una manifestazione contro la regolamentazione dei matrimoni gay. Così in una decina si sono spogliati davanti all’edificio dell’Assemblea Nazionale a Parigi. Con il volto coperto, ma a petto nudo, hanno gridato la loro indignazione.


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Via: 27esimaora.corriere.it


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