di Piero Di Blasio*
Prendendo le mosse dalle recentissime polemiche sull’obiezione di coscienza in sanità, rinfocolate dal fermo intervento di papa Bergoglio, un medico riflette sulla opportunità/necessità che il nostro ordinamento giuridico possa finalmente dotarsi di strumenti chiari affinché la classe medica possa operare un processo di medical decision making incentrato sulla garanzia del rispetto dei differenti interessi in gioco in ambito bioetico nella nostra società ormai, di fatto, plurale, multicentrica e postmoderna.
Neanche il tempo di goderci due sane polemiche folkloristiche riguardo all’irruzione nei nostri salotti borghesi di Femen che, davanti alle telecamere di “Anno Uno”, avevano dichiarato “siamo qui per rivendicare laicità, la separazione tra stato e chiesa”! La risposta dei cattolici non si è fatta aspettare ed è arrivata come una rasoiata. Attraverso le parole stesse di papa Bergoglio pronunciate davanti all’assise dei medici cattolici riuniti in Vaticano.
In sostanza, ha affermato Bergoglio, i medici cattolici che vogliano seguire gli insegnamenti del Vangelo sono non solo legittimati ma anche tenuti a ricorrere all’obiezione di coscienza rispetto ad aborto, eutanasia e fecondazione artificiale. È la prima volta, da molti anni a questa parte, che un papa si esprime tanto esplicitamente e risolutamente a favore della disobbedienza rispetto a un corpus legislativo (leggi 194/78 e 40/04) che, pure, rientra a pieno titolo nell’ordinamento giuridico italiano. Leggi, per altro, fortemente dibattute anche dall’uomo comune e oggetto di diverse verifiche e conferme referendarie e/o giurisprudenziali.
L’appello alla coscienza e alla sua obiezione, ribadito da Bergoglio, contrasta vistosamente con il sentire comune delle italiane e degli italiani sui temi eticamente sensibili e il magistero cattolico ne è perfettamente consapevole (“scisma sommerso”). Ma anche con un dato di fatto raccapricciante, in larga parte prodotto proprio da un eccessivo ricorso proprio all’istituto giuridico dell’obiezione di coscienza. Quella che veniva immaginata dal legislatore come un’eccezione alla regola legislativa ha finito col diventare essa stessa regola. Ipso Facto!
Si sono, in tal modo, venute a creare nel nostro paese, situazioni paradossali poco compatibili con una sua definizione di “paese civile”. Alcuni esempi sono davanti agli occhi di tutti, credenti e non credenti.
-La 194 sulla salute riproduttiva della donna risulta una legge praticamente inapplicabile (e dunque svuotata di contenuti) proprio a causa del massiccio ricorso alla cosiddetta “obiezione di coscienza” da parte di ginecologi e anestesisti. Gli obiettori, specie al Sud, raggiungono punte del 90%1.
- La cassazione strappa alla propria famiglia un bimbo di quattro anni reo di essere stato concepito in Ucraina affittando un utero (espressamente un reato, in Italia) per la modica cifra di trentamila euro a dispetto del fatto che la nostra giurisprudenza è tutta imperniata attorno al “best interests” per il minore2.
- La Lombardia nega di fatto ai propri cittadini di ricorrere alla fecondazione eterologa.
- In tutto il paese, ma in particolare al Sud Italia, si assiste a una paurosa recrudescenza dell’aborto clandestino, specialmente tra le minori e le extra-comunitarie3.
- il ministero annuncia con toni trionfalistici una netta diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza cui corrisponde, però, uno spaventoso incremento dei cosiddetti “aborti spontanei4” (in realtà aborti fai-da-te, praticati mediante la pericolosissima auto somministrazione di farmaci ormai facilmente reperibili sul mercato nero dei pusher o su internet)5.
- In Italia, due neonatologi su cento sfidano la stigmatizzazione sociale e il codice penale ammettendo di avere, almeno una volta, somministrato farmaci per interrompere l’esistenza di un bambino (“eutanasia attiva”)6.
- Nelle terapie intensive italiane, più del 60 % dei decessi avviene per desistenza terapeutica (il medico incrocia le braccia, “eutanasia passiva”)7.
A fronte di un quadro tanto drammatico, a cui tanti altri esempi si potrebbero aggiungere, sono ancora troppo pochi i miei colleghi medici che comprendono quello che, invece, è davanti agli occhi di tutti. Le gravi carenze della biopolitica e della biogiuridica, non soltanto penalizzano un numero enorme di cittadini costringendoli a un dolorosissimo “turismo bioetico” in paesi indubbiamente più progrediti (non fosse altro perché, almeno, si sono posto il problema) per poter accedere, a esempio, a un suicidio assistito, a una fecondazione eterologa o a un matrimonio omosessuale.
Ma queste gravi carenze finiscono, in ultima analisi, col penalizzare anche l’intera classe medica. I pochi ginecologi non obiettori sono relegati al ruolo di macellai e stigmatizzati professionalmente e socialmente; i medici di terapia intensiva che, non potendo quasi mai acquisire un valido consenso8, sono costretti a prendere decisioni molto delicate anche sotto il profilo legale in assenza di un testamento biologico; i neonatologi che, in assenza di indirizzi univoci, sono costretti a operare una dolorosa scelta tra la desistenza e l’accanimento terapeutico (entrambi sanzionabili sotto il profilo legale e deontologico). Per esempio.
Non solo i cittadini, dunque, hanno bisogno di risposte adeguate ai tanti problemi bioetici posti dai progressi della scienza e della tecnica mediche, ma anche la stessa classe medica necessita e richiede precise prese di posizione da parte della biopolitica e della biogiuridica.
Non sembra, a questo punto, adeguato a svolgere questo compito ormai ineludibile il ricorso e il costante richiamo all’obiezione di coscienza.
Risulta arduo poter riconoscere, infatti, che questo odioso e aberrante istituto giuridico abbia a che vedere con la coscienza individuale del singolo medico (che nessuno ha costretto a fare il neonatologo, il rianimatore o il ginecologo!), per altro in deciso conflitto con la coscienza collettiva della nazione che proprio di leggi si è dotata -IVG e PMA- o vorrebbe dotarsi -testamento biologico, eutanasia, suicidio assistito, matrimonio gay- e con le variegate coscienze plurali dei singoli cittadini.
Come pure poter ammettere che l’obiezione di coscienza non rappresenti, piuttosto, un odiosissimo modo, attuato da troppi miei colleghi, per sfuggire alle proprie responsabilità professionali, per nascondersi ulteriormente tra le pieghe insidiose della medicina difensiva.
Per tutte queste ragioni e per numerose altre, l’esaltazione che Bergoglio fa dell’obiezione di coscienza semplicemente non fornisce risposta alcuna alle tante, troppe inquietanti e drammatiche richieste che provengono dalla società italiana contemporanea plurale, multiculturale e ipertecnologica.
Le parole pronunciate da papa Bergoglio non sono accettabili proprio perché ci respingono sull’orlo di un pendio scivoloso al cui fondo non c’è altro che la solitudine di un oscurantismo nutrito dal preconcetto/pregiudizio che la nostra qualità della vita sia sempre e comunque garantita in virtù del dono divino.
Hanno, allora, forse, ragione Femen quando, in maniera assai pittoresca, denunciano che “i nostri diritti sono in pericolo”: il diritto alla salute riproduttiva della donna e del nascituro; il diritto alla scelta secondo la propria “coscienza”; il diritto alla dignità del vivere e del morire; il diritto alla “qualità della vita” così come la percepiamo individualmente; il diritto ad amare chi più desideriamo.
1 Il rapporto ministeriale 2014 tace sull’argomento. I rapporti ministeriali precedenti confermano il dato che sembra essere ulteriormente aumentato. Il polso della situazione è tenuto dagli operatori. Cfr, per esempio, la relazione della presidente dott.ssa Silvana Agatone al III convegno della LAIGA, Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione legge 194, Napoli, 7/8 novembre 2014.
2 La Stampa Torino, CREMA, DOPO LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE “Ci sentiamo i genitori di quel bambino Devono restituircelo” Nato da “madre surrogata” e strappato alla famiglia,15 novembre 2014. 1, 15. Ibidem, Giuseppe Salvaggiulo, “Se si è creato un legame il giudice non può spezzarlo” Zagrebelski: l’interesse del minore è preminente, 15 novembre 2014. 1,15.
4 “Aborti spontanei” che, secondo il rapporto ministeriale 2014 sono passati dal 81.1% del 1983 al 87.0% del 2012.
6 Rapporto Euronic dell’UE, 1999. H. E. McHaffie, M. Cuttini, G. Brölz-Voit, L .Randag, R. Mousty, A. M. Duguet, B. Wennergren, P. Benciolini, Withholding/withdrawing treatment from neonates: legislation and official guidelines across Europe. J Med Ethics 1999;25:440-446 doi:10.1136/jme.25.6.440
7 La Repubblica, LA DECISIONE DI SANITARI E FAMILIARI PER PERSONE COMUNQUE CONDANNATE. L’URGENZA DI UNA LEGGE. I medici e la «desistenza terapeutica» Lo studio condotto nei reparti di rianimazione. Corriere della sera, 19 ottobre 2007. Studio condotto dal milanese Guido Bertolini, epidemiologo al «Mario Negri» e dal Gruppo italiano di valutazione degli interventi in terapia intensiva. Presentato il 19 0ttobre 2007 al 61° Congresso degli anestesisti e dei rianimatori italiani. I medici concludono lo studio: “E c’è bisogno di chiarezza per riportare serenità là dove ogni giorno si lavora al confine tra vita e morte”.
8 Lo stesso studio rivela che meno del 15% dei pazienti è in grado di fornire un valido consenso. Entrambi i dati sono stati ribaditi dal Dott. Sergio Livigni, discussant al V convegno nazionale della Consulta di Bioetica onlus, Novi Ligure, 4-5 aprile 2014.
*Consulta di Bioetica onlus
Via: caratteriliberi.eu
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