Mosca, 17 agosto 2012 - I giudici del tribunale Khamovnichesky di Mosca hanno giudicato le tre componenti del gruppo punk Pussy Riot colpevoli di teppismo motivato da odio religioso. La sentenza viene letta in aula.
Sulle tre ragazze del gruppo russo Pussy Riot pendeva la condanna a tre anni di carcere per la loro ‘preghiera punk’ anti-Putin in una cattedrale.
Nadejda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich, 30 anni, e Maria Alekhina, 24 anni, sono in detenzione provvisoria da cinque mesi e il cui processo è iniziato a fine luglio. Le tre imputate devono rispondere dei reati di “teppismo” e di “incitamento all’odio religioso” per aver cantato il 21 febbraio scorso, incappucciate e con chitarre elettriche e amplificatori, una ‘preghiera punk’ nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore chiedendo alla Madonna di “cacciare Putin” dal potere.
Dopo che a inizio agosto lo stesso presidente russo aveva detto di sperare in una pena non troppo severa per le tre ragazze, il procuratore ha chiesto di condannarle a tre anni di carcere, tenuto conto della loro fedina penale immacolata e del fatto che due di loro hanno bambini piccoli. La pena massima prevista per i reati di cui sono accusate è di sette anni di carcere. I legali della difesa chiedono il rilascio delle tre musiciste. Una di loro ha paragonato il processo a quelli delle “troika dell’epoca staliniana”, tribunali composti da tre persone che nell’epoca del terrore condannavano sbrigativamente e arbitratriamente le persone ad anni di campo di lavoro o anche alla morte.
PUSSY RIOT: NON SIAMO PENTITE - Non abbassano la testa le Pussy Riot, il gruppo punk tutto al femminile che rischia anni di carcere per aver inscenato una “preghiera” anti-Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Nadezhda Tolokonnikova, una delle tre ragazze, ha rilasciato un’intervista al giornale indipendente Novaya Gazeta - quello che fu di Anna Politkovskaya - nel quale ha allontanato ogni ipotesi di pentimento.
“Naturalmente, no. Noi siamo felici di essere diventate involontariamente l’epicentro di un enorme evento politico che coinvolge diverse forze”, ha detto la musicista rispondendo a una domanda sulla possibilità di un pentimento, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Interfax. Tolokonnikova ha anche messo in chiaro cosa pensa del processo, che oggi va a sentenza: “Io non credo in una sentenza come questa. Questo non è un processo: è un’illusione”.
Tolokonnikova ha inoltre chiarito che, con la loro azione, non si attendevano una reazione così forte. “Davvero non ci aspettavamo un processo, perché non abbiamo mai commesso alcun reato. Non sospettavamo neanche che le autorità sarebbero state così stupide da perseguitare delle femministe punk anti-Putin, dandoci legittimità nello spazio sociale”.
La giovane musicista, ormai diventata un’icona della libertà d’espressione per giovani e gruppi alternativi di tutto il mondo, ha mordente ed è convinta che, alla fine, saranno le autorità quelle che si faranno davvero male. “Non è così semplice sbarazzarci di noi, vedremo alla fine chi la vince”, afferma a Novaya Gazeta.
Nessuno dubbio sulle vere motivazioni del processo, per la punk-attivista: “Ci hanno messe alla sbarra per motivi politici, su questo non c’è dubbio”.
Tolokonnikova ha anche respinto ogni associazione col gruppo femminista ucraino FEMEN, che inscena in topless performance di protesta su temi femministi: “Non sono vicine a noi, le FEMEN hanno una diversa ideologia. Noi ci opponiamo alla dicotomia uomo-donna e loro invece insistono su essa. Noi amiamo le identità mobili, trasgressive, bizzarre”.
In carcere, tutto sommato, se la stanno cavando bene. “Scrivo - racconta - e leggo molto. Passeggio nella prigione ogni giorno. Lo staff della struttura carcerario ha cambiato atteggiamento: i funzionari hanno ora simpatia per noi e vorrebbero che ci rilasciassero”.
STATUE INCAPPUCCIATE A MOSCA - Diverse statue a Mosca sono state incappucciate con “balaclava” - i cappucci spesso usati dai corpi speciali - colorati alla maniera di quelli indossati dalle Pussy Riot, il gruppo punk femminista che rischia anni di carcere per aver intonato una “preghiera” anti-Putin nella cattedrale di Cristo salvatore a Mosca. Lo scrive l’agenzia di stampa Ria Novosti. L’azione è stata realizzata mentre s’attende nel primo pomeriggio di Mosca la sentenza nel processo per le tre giovani musiciste russe.
Tra i monumenti incappucciati ci sono le statue dei poeti Alexander Pushkin e Abai Qunanbaiuli, quella dello scienziato Mikhail Lemonosov e quelle di eroi della seconda guerra mondiale.
LE FEMEN SEGANO UNA CROCE DI LEGNO A KYIV - Il provocatorio gruppo femminista ucraino FEMEN ha inscenato oggi nel centro di Kyiv una manifestazione in sostegno del gruppo punk russo Pussy Riot, che rischia anni di carcere per aver inscenato nella cattedrale di Cristo salvatore una “preghiera” anti-Putin. Le attiviste, che di solito scendono in campo in topless, hanno segato una croce. Lo si legge sul loro profilo Facebook.
“Nel giorno della sentenza, il movimento delle donne FEMEN esprime il suo sostegno e il suo rispetto per le colleghe russe del gruppo Pussy Riot”, si legge nel comunicato a cui sono allegate le foto dell’azione. “In un segno di solidarietà con le vittime del regime di Putin - continua -, l’attivista Inna Shvchenko ha abbattuto una croce monumentale sul Maidan dell’indipendenza con una motosega. Le Femen chiedono alla chiesa di fermare il loro sostegno alla dittatura e di sostenere lo sviluppo della democrazia e della libertà delle donne”.
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