Da una parte i tagliagole del Califfato nero, gli islamofascisti che sognano di farci regredire al loro medioevo fatto di violenza, femminicidio, genocidio, censura e arretratezza culturale. E' la minaccia esterna, l'odio contro l'Occidente che abbiamo imparato a conoscere nel Ventunesimo secolo in nuove forme che replicano vecchie e consolidate tirannie.
Dall'altra i postumani, tutti coloro che, sfruttando la crisi postnovecentesca, la presunta "fine delle grandi narrazioni", cercano di sostituire le utopie sociali del passato con la dittatura dell'autodeterminismo: una nuova antropologia in cui la vita rinasce in provetta, muoio se e come mi pare. E' la minaccia interna, contro ogni tradizione ed etica della vita.
Da una parte l'emergenza di un oscuro passato religioso o meglio della violenza che subordina la religione; dall'altra un futuro altrettanto cupo, il prefigurarsi di millenarismi fondati sul dominio della tecnica. In tutti e due i casi, una profonda sovversione dei valori della civiltà occidentale, dell'idea che abbiamo di persona umana.
In altre parole - si chiedeva nel 2007 su The Atlantic lo scrittore americano David Foster Wallace -, come possiamo scegliere di accettare il fatto che ogni tot anni, a dispetto di ogni ragionevole precauzione, centinaia o migliaia di persone possano morire in un attacco terroristico da cui gli stati democratici non riescono a difendersi se non sovvertendo i loro principi basilari?
Come si può credere, aggiungiamo noi, che la vita umana si riduca a una macchina dei desideri, prigioniera di una prometeica società tecnologica, estremamente avanzata, capace di soddisfare tutti i bisogni? Sono gli esiti ultimi e più dannosi delle contraddizione postmoderna, di una visione mortifera e fortemente mediatizzata, che tra le altre cose s'impadronisce snaturandoli anche degli strumenti stessi della rivoluzione informatica e ne prevarica gli obiettivi di libertà globale.
I turbanti col taglierino si mescolano alle Femen in Vaticano, in un vortice cupo, tribale e anarcoide che la tv ci vomita giornalmente addosso, una realtà infernale che va decifrata, combattuta e sconfitta, dentro la nostra casa e fuori, riadeguando ai tempi correnti la lezione che ci viene dalla modernità e ancora di più dal nostro canone classico, dalle nostre intatte radici storiche e culturali.
Via: loccidentale.it
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