il gruppo fondato in ucraina
«Vuoi diventare una Femen italiana?
Metti la tua foto in topless su Facebook»
«Ci stiamo preparando psicologicamente e fisicamente
Pronte per la prima Slut Walk in una grande città»
Vuoi diventare una Femen? «Comincia a mettere una tua foto in topless su Facebook». La ragione? «Così capti la reazione dei tuoi amici. Le tue immagini durante una protesta saranno pubbliche. Almeno ti rendi subito conto di quello che ti aspetta». Questo, è un primo passo, di un lungo percorso, per diventare attivista. Anche in Italia. Il gruppo sta prendendo piede anche nel nostro Paese. «Abbiamo cominciato questo percorso a settembre 2012 e abbiamo ancora tanta strada davanti», racconta Mary, la referente del gruppo nostrano.
Le Femen arrivano in Italia
LE PROTESTE - Già, «può sembrare facile spogliarsi in mezzo a una strada. Non è così, ognuna di noi ha davanti a sé una preparazione sia fisica sia psicologica». Corsi di teoria e pratica. Uso del linguaggio e del corpo. A raccontare l'avventura ci sono anche Francesca, Mari Chiara e Beatrice, tute studentesse. Quattro voci diverse. Quattro teste. Quattro storie. Ad unirle la determinazione. Per il momento la «colonna» made in Italy del gruppo femminista fondato dall'economista Anna Gucol nel 2008 a Kyiv è ancora agli albori. Per le iniziative a San Pietro e contro Berlusconi «non ci sentivamo ancora pronte e le hanno portate avanti le ragazze di Kyiv e di Parigi». Così organizzano workshop. Laboratori teorici e allenamenti fisici. «Bisogna essere preparate quando si viene bloccate dalla polizia. Tante volte siamo sbattute a terra. E magari capita che qualcuno ci picchi». Poi c'è una questione legale. «Qui in Italia rischiamo una condanna dai 2 ai 7 anni. A pesare, oltre a manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale, c'è il reato di atti osceni in luogo pubblico».
«IL CORPO POLITICO» - Eccola qui la contraddizione tutta italiana. «La peculiarità del nostro Paese è che nei vent’anni di berlusconismo l'immagine della donna è stata quella televisiva, cioè di un corpo nudo. Questa immagine ha portato il pubblico ad abituarsi all'idea della donna oggetto, mercificata». Per le Femen la sfida è «veicolare ed affermare il corpo, passando da quello spettacolarizzato a quello politico, capace quindi di affrontare la repressione senza timori». La volontà delle giovani donne italiane, dice Mary referente del gruppo, è quella di «riappropriarci della libertà del nostro corpo, utilizzando lo stesso linguaggio televisivo, machista, per creare un cortocircuito». C'è chi le critica per questa scelta. Loro respingono: «è una presa di coscienza diversa della propria nudità».
LA VIOLENZA - In ogni caso per le Femen italiane «le vere emergenze sono il femminicidio e la violenza». Per questo si stanno concentrando proprio su questo problema. E spiegano: «Una ragazza che ha subito violenza ci ha scritto raccontandoci come la nostra protesta l’abbia fatta reagire: il nostro nudo rivendicativo è diverso da quello che le è stato imposto contro la sua volontà, con violenza». Dunque nessuna marcia indietro.
CHI SONO - Ma chi sono le attiviste italiane? «Tutte giovani, studentesse che hanno viaggiato e vissuto all'estero». Hanno sentito parlare del movimento di Kyiv e «ne condividono modalità, linguaggio ed energia». Nei mesi scorsi le attiviste italiane hanno ricevuto centinaia di adesioni, anche da minorenni. «Bisogna valutare se le ragazze sono pronte a esporsi con il seno nudo». Per il momento sono una trentina di militanti in tutta Italia. «Stiamo organizzando la prima Slut Walk italiana». Quella sarà la prima uscita pubblica. «Da quel momento in poi saremo pronte».
26 marzo 2013
(modifica il 27 marzo 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA
Via: corriere.it
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