Pubblicato il 27 marzo 2013 09.26 | Ultimo aggiornamento: 27 marzo 2013 09.29<!-- | di luiss_mperrero -->
ROMA – Le Femen arrivano in Italia. Vuoi diventare una di loro? Pubblica su Facebook una tua foto in topless. Così ci si prepara alla reazione della gente. Perché il passo successivo è quello di sfilare in strada con il seno scoperto. E magari ricoperto da scritte e slogan. “Stiamo organizzando la prima Slut Walk italiana. Da quel momento in poi saremo pronte”.
“Può sembrare facile spogliarsi in mezzo a una strada, ha spiegato al Corriere della Sera Mary, la referente in Italia del gruppo femminista ucraino. Non è così, ognuna di noi ha davanti a sé una preparazione sia fisica sia psicologica”. Tanto che le dimostrazioni al seggio di Milano in cui ha votato Silvio Berlusconi e in piazza San Pietro sono state fatte da attiviste ucraine e francesi.
La preparazione passa per corsi di teoria e di pratica: uso del linguaggio e del corpo. “Bisogna essere preparate quando si viene bloccate dalla polizia. Tante volte siamo sbattute a terra. E magari capita che qualcuno ci picchi. Qui in Italia rischiamo una condanna dai 2 ai 7 anni. A pesare, oltre a manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale, c’è il reato di atti osceni in luogo pubblico“.
“La peculiarità del nostro Paese, raccontano le quattro Femen italiane, Francesca, Mari Chiara e Beatrice, è che nei vent’anni di berlusconismo l’immagine della donna è stata quella televisiva, cioè di un corpo nudo. Questa immagine ha portato il pubblico ad abituarsi all’idea della donna oggetto, mercificata”.
Per le Femen la sfida è “veicolare ed affermare il corpo, passando da quello spettacolarizzato a quello politico, capace quindi di affrontare la repressione senza timori”. In Italia “noi donne dobbiamo riappropriarci della libertà del nostro corpo, utilizzando lo stesso linguaggio televisivo, machista, per creare un cortocircuito. E’ una presa di coscienza diversa della propria nudità”. Le emergenze italiane sono il femminicidio e la violenza. “Una ragazza che ha subito violenza ci ha scritto raccontandoci come la nostra protesta l’abbia fatta reagire: il nostro nudo rivendicativo è diverso da quello che le è stato imposto contro la sua volontà, con violenza”.
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Via: blitzquotidiano.it
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