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Potrebbe anche pianificare un’azione a Napoli, «ma per farlo dovrei prima parlare direttamente con le donne del posto, per organizzarne una mirata ed intelligente.
La mia lotta è per la sconfitta della dimensione patriarcale, che nel Sud Italia è ancora molto presente».
Femen, fotogallery
Rischia linciaggi, arresti, violenti attacchi, manifestando per il mondo a seno nudo, per protestare contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni. A parlare è Oxana Shachko, a soli 28 anni una delle maggiori attiviste e fondatrici di «Femen», movimento femminista fondato a Kyiv (in Ucraina) nel 2008, che sarà questa sera a Napoli, alle ore 21, per presentare al cinema Astra di via Mezzocannone , «Je suis Femen» insieme con il regista svizzero Alain Margot. Il film, in anteprima nazionale, a Napoli, dopo il passaggio al 55/mo Festival dei Popoli di Firenze, s’inserisce in Astradoc 2015 – Viaggio del Cinema del Reale, l’interessante rassegna sul documentario d’autore a cura di Arci Movie e Parallelo 41 Produzione in collaborazione con Università degli Studi di Napoli Federico II e Coinor.
Con quest’opera Margot ci consegna un ritratto di una donna affascinante dalle molte sfaccettature, che da ragazzina voleva entrare in convento. Ma rivela anche le storie di altre donne giovani e coraggiose, che hanno combattuto per la libertà di parola e per la democrazia, battaglie che hanno portato gravi conseguenze a queste ragazze. Come per Oxana che dal 2013, incastrata con le sue «colleghe» dai servizi segreti ucraini, è stata costretta a fuggire via dal suo paese e a trasferirsi come rifugiata a Parigi, dove vive in miseria aspettando di poter rientrare nella sua terra di origine.
Oxana quale messaggio porterà questa sera a Napoli?
«La lotta per la parità tra uomo e donna, con l’obiettivo di stabilire gli stessi diritti. Ma la mia è anche una battaglia per sconfiggere la dimensione patriarcale, qui al Sud Italia ancora molto diffusa».
Che cosa ne pensano gli uomini del vostro movimento?
«In Europa sono molti gli uomini che sostengono il nostro movimento, ma in generale le persone non sono ancora abituate a vedere donne di bell’aspetto protestare per l’affermazione dei propri diritti. In tanti pensano si tratti di prostitute, ma la lotta contro il turismo sessuale in Ucraina è estremamente importante. Secondo noi, la bellezza è in tutte le donne, e tutte hanno il diritto di rivendicare i propri diritti».
Come vede la condizione della donna nel Sud Italia?
«Spesso qui le donne sono messe da parte e frequentemente abbiamo notato poco coinvolgimento e scarsa partecipazione alla vita pubblica».
Conosce la politica italiana?
«La mia conoscenza della politica italiana non è approfondita, ma mi è capitato di protestare in Italia due volte, al fianco dei cittadini italiani contro Berlusconi. La corruzione è ancora un problema grave».
Ha mai pensato di vivere in Italia?
«Penso che l’Italia sia un paese bellissimo, il cibo è eccellente. Vivere in Italia, perché no? Ma devo imparare la lingua».
Conosce Napoli?
«Napoli è una bella città ed il clima è mite, ha inoltre un grande porto molto attivo e trafficato. Ma non c’è solo bellezza in questa città. Spesso, infatti, discutiamo dei problemi relativi alla mafia e alla camorra. Mi piacerebbe che le donne agissero di più in questo mondo di uomini».
Consiglierebbe alle donne napoletane di protestare, spogliandosi?
«Spero che tutte le italiane mostrino il seno in segno di protesta, anche se so che è impossibile. A Roma, molte femministe avrebbero voluto protestare in topless, ma all’ultimo momento hanno avuto paura, spesso a causa delle famiglie».
Ritiene che il vostro movimento contribuisca all’emancipazione della donna nel mondo?
«Sappiamo di non poter cambiare il mondo, ma con le nostre azioni, possiamo far conoscere i veri problemi della nostra società. Non smettiamo di protestare per la libertà delle donne. In Europa, siamo state le uniche a protestare contro Putin; e c’è tanto lavoro da fare anche con le donne musulmane».
Via: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
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