Tunisia: 5 giugno tre Femen alla sbarra e Amina interrogata

(ANSAmed) - TUNISI, 31 MAG - Sembra farsi molto complicata la
vicenda giudiziaria di Amina, la ragazza tunisina che e' stata
arrestata il 19 maggio per avere imbrattato il muro di un
cimitero di Kairouan e per il quale il giudice istruttore ha
ritenuto ieri di dovere emettere un altro provvedimento
restrittivo, per lei che era ancora in stato di detenzione, per
consentire nuove indagini per condotta immorale. Una iniziativa
inattesa e che ha provocato malumore tra i difensori della
ragazza, che non hanno nascosto la sorpresa per un provvedimento
che ritengono esagerato.

L'ipotesi formulata dal magistrato lascerebbe intendere che
nei comportamenti tenuti dalla ragazza davanti ai salafiti - che
a Kairouan si erano dati appuntamento per il loro raduno annuale
- siano stati ravvisati elementi di immoralita'. Ma tale ipotesi
- sostenuta nelle ore successive all'arresto, ed anche nei
giorni dopo, dal governatore di Kairouan - sembra essere stata
ampiamente smentita, oltre che da parecchi testimoni, anche dai
molti video che hanno ''accompagnato'' Amina nella sua
'protesta' e nei quali non si vede mai che si sia denudata o
abbia fatto qualcosa che possa avere violato la sacralita' dei
costumi, se non guardare in faccia chi - i salafiti di Ansar al
Sharia - la insultava e minacciava.
Ma il giudice istruttore non sembra avere avuto alcun dubbio
e, emettendo il provvedimento, ha anche deciso che Amina debba
restare in stato di detenzione almeno sino al 5 giugno, giorno
in cui e' stato fissato l'interrogatorio. Alla fine se,
nell'ipotesi piu' favorevole, Amina dovesse essere scagionata,
avrebbe lo stesso trascorso piu' di due settimane in prigione.

Ma se l'evoluzione dell'inchiesta dovesse andare male per lei,
la prospettiva piu' immediata e' che attenda in carcere il
giudizio, che comunque in Tunisia ha tempi ragionevoli, ma non
certo strettissimi.
Il processo di ieri, conclusosi con una ammenda di 300 dinari
(150 euro), l'ha ritenuta colpevole della detenzione di una
bomboletta di gas lacrimogeno, sospendendo il giudizio
sull'altra accusa, formalmente piu' grave, di avere imbrattato
un muro. E, quasi che il caso avesse deciso di giocare un suo
ruolo, per il 5 giugno e' stato fissato anche il processo alle
tre attiviste di Femen che, mercoledi', hanno manifestato a
favore di Amina davanti al tribunale di prima istanza di Tunisi.

Per loro le accuse sono quelle di oltraggio al pudore ed
attentato ai costumi, mentre per la feroce resistenza opposta
agli agenti che tentavano di rivestirle non e' stata mossa
alcuna contestazione. Le due accuse, combinate, possono portare
ad una condanna complessiva di un anno di reclusione. Ma se il
gruppo di Femen aveva l'obiettivo di sollevare un polverone e,
con esso, di attirare l'attenzione internazionale della vicenda
di Amina, puo' dirsi ampiamente soddisfatto. (ANSAmed).

Via: ansamed.ansa.it


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